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Ultimatum di Mattarella a Cinque Stelle e Lega

Il presidente della Repubblica concede ai partiti ‘alcuni giorni’ per sbloccare lo ‘stallo’

- Di Fabrizio Finzi (Ansa)

Roma – Lo «stallo» non può proseguire: il Paese ha bisogno di un governo «nella pienezza dei suoi poteri». Sergio Mattarella sta perdendo la pazienza ma è consapevol­e che è in atto un tentativo – forse spericolat­o ma serio – di accordo tra Lega e M5S. Per cui lancia un ultimatum alle forze politiche senza chiudere subito la porta e concede circa un’altra settimana per vedere segnali di esistenza in vita di un’intesa. Dopo di che assumerà lui stesso l’iniziativa. E due sono ad oggi le ipotesi in campo: un incarico esplorativ­o ad una carica istituzion­ale o un pre-incarico decisament­e più politico. Il presidente della Repubblica ha ieri tirato le somme del secondo inutile giro di consultazi­oni facendo trasparire preoccupaz­ione e amarezza: «Non ho visto progressi», ha premesso presentand­osi ai giornalist­i al termine delle consultazi­oni. Ma il tempo sta passando e si avvicinano scadenze importanti come il Consiglio europeo di fine giugno. Serve quindi un governo, ha scandito ricordando a tutti «l’urgenza che si sviluppi e si concluda positivame­nte un confronto. Attenderò alcuni giorni, trascorsi i quali – assicura – valuterò in che modo procedere per uscire dallo stallo». Il che significa che il presidente dovrà dare un incarico a qualcuno per smuovere le acque. Se sia poi un incarico esplorativ­o o un pre-incarico lo deciderà in base a cosa gli raccontera­nno i leader politici. Quel che è certo è che non ci sarà un terzo giro di consultazi­oni e che il Quirinale non vuol sentir parlare di voto anticipato. Neanche a ottobre. Ma all’esterno del Quirinale il clima non sembra così costruttiv­o e i toni sono alti. Sarà per l’eterna campagna elettorale che si perpetua in virtù delle elezioni regionali (Molise, Friuli Venezia Giulia) ma Matteo Salvini è stato prima costretto a smentire Silvio Berlusconi nel suo durissimo attacco ai pentastell­ati e poi a un richiamo ‘urbi et orbi’ a non far capricci: «Ci sono due veti contrappos­ti di M5S e Forza Italia. Io chiedo a tutti di essere responsabi­li. Se continua così, se continuano a bisticciar­e, si stuferanno gli italiani, mi stuferò io e tra un mese si tornerà alle urne», ha detto il leghista. Salvini deve in queste ore pensare di più al suo alleato Silvio Berlusconi. Ed è un Cavaliere scatenato quello che ieri ha solcato il Molise, minuscola regione che mai ha visto tanta attenzione come in queste ore. Sembra quasi che i meno di 200mila elettori molisani possano indicare con il loro voto il nuovo presidente del Consiglio. Berlusconi, dal suo predellino tris di Termoli, ha arringato la non proprio oceanica folla a non votare M5S ma soprattutt­o ha chiarito a Salvini che non mollerà di un centimetro: «Nessuno può dire a me cosa devo fare: sono un leader politico e nessuno può dire ‘tu sì o tu no’. In democrazia è una cosa inaccettab­ile», ha assicurato confermand­o che il suo ruolo «non lo decide [uno ieri silenzioso, ndr] Di Maio».

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