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Comey ‘spione’ e ‘bugiardo’

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Washington – James Comey parla mesi dopo il suo licenziame­nto dalla guida dell’Fbi e scatena l’ira di Donald Trump, che tuona via Twitter: “Comey è uno spione e un bugiardo. Tutti a Washington volevano che fosse licenziato”. Il botta e risposta scatta immediato dopo le prime anticipazi­oni sul libro dell’ex capo dell’Fbi in cui il presidente americano viene descritto come “immorale e non legato alla verità”, e mentre montano le preoccupaz­ioni per il tycoon sul fronte Russiagate, che si incrocia ormai inevitabil­mente con le vicende legate al suo avvocato personale, Michael Cohen. Ieri Cohen è comparso in un tribunale a Manhattan all’udienza per il ricorso presentato per chiedere che il materiale sequestrat­o nei giorni scorsi nel suo ufficio dall’Fbi non venga utilizzato e da documenti della Procura emerge che è indagato per “interessi personali”. L’inchiesta va avanti da mesi: non viene specificat­o quale sia il reato attribuito a Cohen, ma si rivela che diversi account di posta elettronic­a facenti capo a Cohen sono stati setacciati e nessuno di questi conteneva scambi con Donald Trump. Intanto Comey è un fiume in piena e parla anche in una lunga intervista tv dei colloqui e degli incontri con Trump. Riferisce tra l’altro la reazione del presidente circa quel dossier in cui l’ex spia britannica Christophe­r Steel afferma come Mosca avesse in mano materiale per ricattare il presidente americano su presunti incontri del tycoon con prostitute in un hotel di Mosca nel 2013. Comey ne parla diffusamen­te anche nel libro: in particolar­e – spiega – Trump gli chiese di indagare sul presunto video in cui il tycoon veniva ripreso nella camera d’albergo dove alcune prostitute urinavano sul letto dove avevano dormito Barack e Michelle Obama. Sono memorie a tutto campo quelle di ‘A Higher Loyalty’, il libro di Comey in cui emergono dettagli anche sul modo in cui fu gestita la vicenda delle e-mail di Hillary Clinton deciso a ridosso delle elezioni, ma anche come Obama rassicurò l’allora direttore dell’Fbi garantendo­gli il suo sostegno dopo le elezioni del novembre 2016.

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