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La cartina di tornasole

Il terzo appuntamen­to stagionale consentirà di leggere l’avanzament­o degli equilibri. E non solo tra Ferrari e Mercedes.

- Di Paolo Spalluto

Sette giorni fa il finale all’ultimo giro con Vettel e Bottas ha donato un poco di adrenalina al Mondiale di Formula 1 da molto tempo asfittico a causa del dominio Mercedes-Benz, che definiamo spesso come tedesca, ma che in realtà nasce a Brackley. L’errore commesso domenica scorsa, di non considerar­e l’eventualit­à che Vettel potesse girare con le coperture gialle per oltre 22 giri, forzando Bottas a un recupero dopo che negli ultimi giri si era portato a oltre 8 secondi dal tedesco, fa sì che l’attesa sia di vedere finalmente Hamilton in testa da subito nelle libere e oggi in qualifica. Così è stato ieri, ma non con un dominio assoluto, anzi con il sempre sorprenden­te Raikkonen più veloce e i soliti nomi tutti vicini, Red Bull comprese, pure loro in attesa di rivincite e risposte. Ecco perché vale la pena di assistere a questo Gp della Cina a Shanghai, con i suoi lunghi rettifili, un tempo ieri inclemente e freddino per la stagione: servirà a leggere l’avanzament­o degli equilibri con 19 Gp da disputare, in modo da evitare letture azzardate di quanto sta accadendo. Alcune informazio­ni però sono evidenti: per ora le MercedesBe­nz in gara sono ancora il punto di riferiment­o, nonostante abbiano mancato di precisione. Un problema di software tempi, la sostituzio­ne del cambio di Hamilton, la mancata comprensio­ne della strategia Ferrari: queste sono le ragioni di un ritardo che nella sostanza non c’è, anzi è vero il contrario. In casa Ferrari – se escludiamo l’infelice pit stop di Raikkonen con il ferimento del suo meccanico – si è stati capaci di scelte azzeccate, ottime strategie, macchi- na a posto, con l’aggiunta di un pizzico di buona sorte. Perché anche questa aiuta nell’ottica di un Mondiale. La Rossa sul giro va forte e ha un buon passo gara, ma resta inferiore, specie per comportame­nto sul posteriore ed efficienza aerodinami­ca, alle Frecce d’Argento. C’è però un altro tema che almeno in queste prime fasi rende finalmente interessan­ti i Gp: i team di centro classifica sono vicini, molto di più che nel 2017, grazie al rimescolam­ento che le risposte dei propulsori Honda e Renault stanno dando al lungo dominio dei team leader. Complice la difficoltà economica di Force India, la situazione dei piloti Williams molto poco esperti, la graduale rinascita di Alfa Romeo Sauber, si può immaginare una graduatori­a che dal settimo posto in poi torna ad essere aperta a molte soluzioni. Interessan­te, in materia di sicurezza, un intervento della Fia che si è detta preoccupat­a a giusta ragione dell’importante aumento di perdita di detriti durante le gare. Abbiamo infatti assistito, per esempio, dalla Haas di Grosjean al volo in cielo di vere lame di carbonio, ricadute sul tracciato con i pericoli che ne possono derivare. Leclerc ha parlato con i media e ha ammesso che le prestazion­i di Ericsson lo stanno mettendo sotto pressione, dopo che gli addetti ai lavori avevano descritto lo svedese come il chiaro numero due del team. Noi riteniamo che sia un bene per Hinwil avere finalmente dei piloti in competizio­ne tra loro, che ciò sia il segnale che qualcosa brilla in seno alla squadra e che l’esperienza conta ancora. La Sauber di quest’anno è alquanto ballerina e bisogna saperla condurre con mestiere. Leclerc in Bahrein aveva spiattella­to le anteriori in una frenata al limite e per questo ha subito vibrazioni per oltre 30 giri che ne hanno compromess­o la prestazion­e assoluta. Lezione da apprendere sulla sensibilit­à e complessit­à delle moderne F1. Il silenzio calato in settimana sulle proposte di cambiament­o di Liberty Media è fittizio: in realtà i team sono al lavoro su alleanze, decisioni e veti che a seconda delle prospettiv­e possano dare loro forza e vantaggi. Noi crediamo che la resa dei conti sia vicina, anche perché nei corridoi ci si lamenta di taluni aspetti naif di Liberty e nel contempo proprio il rinnovato interesse di questo inizio campionato manda il messaggio che il Mondiale senza Ferrari non sia nemmeno pensabile. In questo Todt ha torto, oltre a dimostrars­i poco riconoscen­te per un passato a Maranello e per i molti favori goduti laggiù.

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KEYSTONE La Sauber di quest’anno è alquanto ballerina, ma intanto a Hinwil salutano il ritorno della competizio­ne interna

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