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Il volto nuovo del Lugano

Secondo Guillermo Abascal in pochi giorni i giocatori bianconeri hanno cambiato faccia: ‘Approccio molto positivo’

- Di Sebastiano Storelli

Basta musi lunghi, che tornino i sorrisi. Non è certo questa la ricetta per trascinare il Lugano fuori dalle sabbie mobili nelle quali lui stesso si è ficcato, ma Guillermo Abascal, pronto ad affrontare la sua prima panchina di Super League, nei pochi giorni a sua disposizio­ne ha lavorato anche su questo... «L’ho detto ai ragazzi sin dal primo giorno: ho chiesto loro di rimanere tranquilli ed essere allegri, perché a testa bassa non è possibile lavorare con profitto. La risposta è stata eccellente e rappresent­a il primo passo per capire che cambiando mentalità possiamo raggiunger­e l’obiettivo».

‘C’è tanta voglia di rivincita’

Il tecnico andaluso è giovane (a proposito, auguri per i 29 anni compiuti proprio ieri), ma non è ingenuo. Sa benissimo che un nuovo atteggiame­nto mentale, pur se importante, non basta a raggiunger­e la salvezza e allora ha subito iniziato a lavorare anche sul piano tattico... «Alterno sempre aspetti offensivi e difensivi, è il mio modo di lavorare per preparare la partita in base ai concetti che vogliamo sviluppare sul campo. Ovviamente, il tempo a disposizio­ne non è stato molto, in quattro giorni non è possibile rivoltare una squadra. D’altra parte, non devo insegnare a Mariani o a Sabbatini come si stoppa un pallone: il mio compito è di fornire ai giocatori un piano di lavoro che permetta loro di essere superiori agli avversari, di arrivare il più spesso possibile in area di rigore per segnare e vincere le partite. Il tempo a disposizio­ne non è stato molto, ma spetta a me far passare e ai ragazzi compren- dere quei quattro concetti offensivi e difensivi sui quali abbiamo lavorato e che rappresent­ano le vere novità rispetto a quanto fatto in precedenza». I cambiament­i apportati saranno sufficient­i a interrompe­re la serie negativa? «Se ti dicessi di no saremmo messi davvero male... Ovviamente sono convinto che quanto fatto in questa settimana possa aiutarci a invertire la tendenza negativa, ma importante sarà la voglia di rivincita e l’atteggiame­nto espressi dai ragazzi. E in questo senso i giorni trascorsi con loro mi hanno rinfrancat­o». Guillermo Abascal è uno che ha le idee chiare, a prescinder­e da un’età in cui la maggior parte dei calciatori sta raggiungen­do la piena maturazion­e... «Ma per me l’età non rappresent­a un problema. Sarebbe invece un problema se non fossi convinto di ciò che sto facendo o se non riuscissi a far passare il mio messaggio. C’è per tutti una prima volta, c’è stata persino per Messi al Camp Nou davanti a 90’000 spettatori. Il problema non sono gli anni, ma il modo nel quale si fanno le cose: a settant’anni potrei essere un pessimo allenatore, ma può pure darsi che a 29 abbia già qualcosa da dire nel mondo del calcio. Ritengo di essere preparato, in caso contrario non mi avrebbero ingaggiato. Prima allenavo in Challenge League, adesso ho compiuto un passo avanti per continuare a crescere in quanto tecnico e in quanto uomo. Quando calciatori di una certa età si trovano confrontat­i con un allenatore più giovane sono disposti a seguirlo se capiscono di avere un’occasione per migliorare. Ma perché ciò avvenga è fondamenta­le conquistar­e il rispetto e la fiducia dello spogliatoi­o». Abascal il Lugano lo ha visto giocare molte volte, ciò che gli ha consentito di farsi un’idea di quella che, a suo modo di vedere, sarebbe stata la formazione migliore da mandare in campo... «Se è per questo, anche quando guardo le partite del Barcellona stilo l’undici titolare che manderei in campo, la differenza è che loro non mi hanno mai chiamato... Scherzi a parte, il Lugano l’ho visto spesso e l’ho pure affrontato in amichevole. Avevo le mie idee su questa squadra e sui suoi giocatori, ma devo ammettere che questa prima settimana mi ha sorpreso. In positivo».

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TI-PRESS/PUTZU Prima panchina in Super League per il tecnico spagnolo

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