Un sogno che non c’è più
A soli 22 anni, i cronici problemi alla schiena costringono Beatrice Scalvedi a dire addio allo sci agonistico
Bea Scalvedi aveva un sogno. Sciare. Un sogno coltivato sin da bambina a pochi passi da casa, a Campo Blenio, dove a soli tre anni ha iniziato a scendere con gli sci ai piedi dalla collina innevata sotto gli occhi del padre, grande appassionato di sci. Poi sono arrivati lo Sci club Greina, l’ingresso a 12 anni nella Federazione sci della Svizzera italiana (Fssi) e tre anni dopo la decisione di lasciare casa e trasferirsi a Davos per frequentare il liceo per sportivi. Sì, il sogno e l’ambizione erano cresciuti assieme a lei e d’altronde non avrebbe potuto essere altrimenti, con quell’immenso talento ormai sotto gli occhi di tutti e che a 17 anni le ha permesso di entrare a far parte dei quadri di Swiss-Ski. Un sogno talmente grande, quello di diventare una sciatrice professionista, che nemmeno il grave infortunio al ginocchio sinistro, rimediato in allenamento nell’estate 2014 (rottura del legamento crociato), ha scalfito. Anzi, la ragazza di Ghirone ha saltato l’inverno, ha lavorato duramente ed è tornata più consapevole e più decisa di prima. E non è probabilmente un caso se la stagione successiva è stata colma di soddisfazioni, con il debutto in Coppa del Mondo nella discesa sprint di Altenmarkt-Zauchensee (non portata a termine, il 9 gennaio 2016), la prima vittoria in Coppa Europa (2 febbraio in discesa a Davos), l’argento sempre nella disciplina regina ai Mondiali Junior di Sochi (27 febbraio) e a suggellare l’inverno, il prezioso secondo posto finale nella classifica di discesa in Coppa Europa, che le avrebbe regalato un posto fisso in Coppa del mondo nella stagione successiva. Avrebbe, perché è proprio quando stava per realizzarsi, che il sogno di Beatrice Scalvedi ha cominciato a sfumare. Colpa di una schiena che si è rivelata non in grado di reggere all’intensità e ai carichi di lavoro dello sci alpino praticato ai massimi livelli e che nemmeno due anni di stop passati tra fisioterapia, allenamenti specifici, tentativi infruttuosi di tornare sugli sci e chi più ne ha più ne metta, sono riusciti a rimettere in sesto. «Ci ho provato in tutti i modi e ci ho creduto fino all’ultimo, ma non avevo altra scelta se non quella di dire basta – ci spiega Bea, che a inizio febbraio aveva rimesso gli sci ai piedi dopo sei mesi di stop e che solo a fine marzo si era detta contenta dei suoi progressi –. Ma poi, una settimana fa, ho avuto l’ennesima ricaduta. Non riuscivo ad alzarmi dal letto e lì ho capito che non avrei più potuto andare avanti così. In questi anni ho imparato a conoscere e ad ascoltare il mio corpo e ora ho la consapevolezza che il mio fisico mi permette di sciare solamente a livello amatoriale. È dura, perché si è chiuso un capitolo fondamentale della mia vita, ma l’ho accettato. Un anno fa non ero stata capace di farlo, perché nonostante già allora i medici mi avevano detto che la situazione era brutta, avevo voluto provarci ancora. Ora invece sono pronta, ho 22 anni e devo pensare al mio futuro, che significa dire addio allo sci agonistico e prendermi il tempo di curarmi veramente bene».
‘Ci ho provato, ma non potevo andare avanti così. Conserverò bei ricordi, sono cresciuta molto’.
Un capitolo che si è chiuso, ma che niente potrà mai cancellare... «Guardando indietro, la prima cosa che mi vengono in mente sono le vittorie, ma ho anche avuto la fortuna di conoscere persone fantastiche – tra cui il mio ragazzo – e di imparare tantissimo, crescendo sotto più aspetti, anche caratterialmente. Momenti e persone che non potrò mai dimenticare e per questo devo ringraziare tutti coloro che mi sono stati vicini in questi anni, in primis la mia famiglia». Un mondo quello dello sci dal quale comunque la ticinese non si allontanerà del tutto... «Non potrei mai, rimane comunque la mia passione. Inoltre il mio ragazzo ne fa ancora parte, per cui continuerò sicuramente a frequentare e seguire questo mondo. Per il resto ho già dei progetti, ma innanzitutto riprenderò gli studi (che aveva concluso ottenendo la maturità liceale a Davos, ndr). Ho delle idee su che indirizzo prendere a livello universitario e nelle prossime settimane le chiarirò». Da Ghirone, alla conquista di un (altro) mondo.