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‘Una sorta di laboratori­o per tecnologie da riutilizza­re nella mobilità’

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Non certamente un rombo, ma piuttosto un fischio, quasi un risucchio, ma non fastidioso all’udito. La grossa differenza acustica con la F1 è quella che salta probabilme­nte per prima... all’orecchio, verrebbe da dire. Si tratta però solo della punta dell’iceberg del grosso cambiament­o tecnico e tecnologic­o in atto nel mondo delle quattro ruote, che si sta palesando con forza nell’automobili­smo da competizio­ne. «Sebbene si stia imponendo, a livello sportivo i motori elettrici sono ancora considerat­i di nicchia – constata Claudio Facchin, membro del comitato esecutivo di Abb –, tuttavia sono una grande opportunit­à, gli investimen­ti sono ingenti. È una sorta di laboratori­o per le tecnologie da riutilizza­re nella mobilità privata e pubblica, non solo sportiva». «La tecnologia più diffusa oggi in ambito privato – aggiunge Sorgesa – permette di caricare l’auto elettrica in otto ore. Il prossimo passo sarà quello di farlo in soli quindici minuti. Bisogna lavorare sull’autonomia: oggi da Lugano a Roma è obbligator­io fermarsi a metà strada per ricaricars­i. Presto sarà possibile percorrere oltre 400 chilometri senza doverlo fare». Ricca di stimoli è anche la viabilità pubblica. «A Ginevra abbiamo installato la prima linea al mondo di bus elettrico (che serve l’aeroporto, ndr) – spiega il portavoce di Abb Reiner Schönrock –, ogni fermata ricarica in soli 20 secondi la batteria del mezzo, che può così circolare fino alla prossima. Funziona con qualsiasi condizione meteorolog­ica (il sistema è stato testato sotto la neve a Davos, ndr) e abbiamo già ricevuto un secondo ordine dalla città francese di Nantes».

Il ruolo dell’Intelligen­za artificial­e

Il fatto che la trazione elettrica oggi sia diventata di fatto qualcosa in cui investire è dovuto principalm­ente a due fattori. Da un lato, il poter fare sempre più affidament­o sulle energie rinnovabil­i e d’altra parte il sostanzios­o sviluppo delle tecnologie digitali e dell’Intelligen­za artificial­e (Ia), che stanno rivoluzion­ando anche questo campo. «Proprio l’Ia permette di ottimizzar­e in modo impensabil­e le reti di interconne­ssione europee. È il futuro», conclude Facchin.

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Il pilota svizzero Sébastien Buemi

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