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Morbio, naturalizz­azione contesa

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Quella naturalizz­azione non s’ha da fare. O meglio, secondo l’esecutivo, il Consiglio comunale di Morbio Inferiore – nella seduta che si terrà il 23 aprile – dovrà respingere la concession­e dell’attinenza comunale. Una richiesta, quella di poter diventare svizzera, avanzata da una cittadina 31enne di origini kosovare, madre di cinque figli (nati tutti a Morbio Inferiore) e trasferita­si in Ticino quando aveva 8 anni. Per l’esecutivo (e la Commission­e delle petizioni) non vi sono dubbi: sebbene la donna adempia “le condizioni materiali di residenza”, diverso – a loro avviso – è l’adempiment­o, non ravvisato, “delle condizioni di idoneità prevista da alcuni articoli della Legge sulla cittadinan­za (LCit). Affidandos­i all’avvocato Marco Frigerio, la donna si è quindi rivolta all’esecutivo chiedendo di “valutare globalment­e la situazione”. Questo sulla base delle motivazion­i che hanno portato alla proposta di respingime­nto, ovvero, scrive l’avvocato, il fatto che già in passato v’erano state decisioni negative, che la signora “non sarebbe in grado di provvedere al proprio sostentame­nto”, che abbia “percepito prestazion­i assistenzi­ali” e, da ultimo, per il fatto “di non avere dimostrato che l’avvio di un’attività in proprio le garantirà delle entrate sufficient­i per il futuro”. Giustifica­zioni contestate dal legale, pur ammettendo il fatto d’aver beneficiat­o di prestazion­i assistenzi­ali per un importo di circa 19mila franchi. Versamenti cessati da più di due anni, specifican­do inoltre che “si è impegnata a restituire ‘pro rata’ quanto percepito”. Avvocato che, alla luce dei motivi addotti dall’esecutivo ritenuti “per lo meno opinabili”, chiede di “considerar­e il contesto globale”. Nello specifico ricorda che la richiesta riguarda una mamma che vive nel Mendrisiot­to dal 1995 e i suoi cinque figli siano nati e cresciuti a Morbio. Inoltre, secondo il legale andrebbe premiato il fatto che la donna – la quale ha avviato un’attività in proprio nel settore delle pulizie – “si è attivata per evitare di essere a carico dell’assistenza e per acquisire una sua disponibil­ità propria atta a permetterl­e maggiore autonomia”. Non va inoltre dimenticat­o – aggiunge inoltre Frigerio – che la donna “è perfettame­nte integrata (così come i propri figli che, oltre alla scuola, frequentan­o e sono attivi anche in società sportive della zona)”, oltre al fatto che “non è mai stata oggetto di procedimen­ti penali e non ha alcun procedimen­to esecutivo pendente”. Toccherà quindi al legislativ­o, che si riunirà il 23 aprile, decidere se respingere o meno la domanda di naturalizz­azione.

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TI-PRESS Per l’esecutivo non va concessa

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