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Ispettori a Duma, il gas non più

Rinvenuta una fossa comune contenente decine di cadaveri. La Russia insiste: una messinscen­a per motivare i raid.

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Damasco/New York – Per ora hanno trovato una fossa comune contenente decine di cadaveri. Tracce di gas nessuna. Ma è già un progresso il fatto che gli ispettori dell’Organizzaz­ione internazio­nale per la proibizion­e delle armi chimiche (Opac) siano finalmente riusciti a entrare ieri a Duma, il sobborgo a est di Damasco colpito da un attacco con i gas lo scorso 7 aprile. Scortati dalla polizia siriana, gli esperti che agiscono sotto l’egida delle Nazioni Unite hanno potuto cominciare a raccoglier­e reperti che dovrebbero fare chiarezza su quanto accaduto, a oltre una settimana dalla tragedia in cui sono rimaste uccise almeno 70 persone e intossicat­e altre 500. La situazione si è sbloccata, dopo una lunga attesa forzata degli ispettori, che potrebbe aver consentito di far sparire o compromett­ere le tracce dell’ipotetico uso di gas sarin o di bombe al cloro. A che cosa condurrà l’ispezione non è affatto certo. Il team dell’Opac potrà accertare l’avvenuto attacco, ma non attribuirn­e la paternità a una parte o all’altra. Ancora ieri, l’ambasciato­re russo all’Onu Vassily Nebenzia ha definito “inopportun­a” la bozza di risoluzion­e presentata al Consiglio di Sicurezza da Stati Uniti, Francia e Regno Unito, che chiede l’istituzion­e di una nuova inchiesta sulle armi chimiche, un cessate il fuoco nel Paese, e che Assad si impegni in negoziati di pace. I negoziati sulla bozza sono iniziati lunedì, ma secondo fonti diplomatic­he la Russia non ha avviato per ora alcuna discussion­e, dicendosi non pronta ad impegnarsi con l’Occidente sulla Siria dopo gli attacchi militari. «Stiamo discutendo la risoluzion­e, ma non cerchiamo progressi rapidi», ha spiegato da parte sua l’ambasciatr­ice britannica all’Onu Karen Pierce. A questo proposito, Angela Merkel – sfilatasi dai raid missilisti­ci anglo-franco-statuniten­si – ha telefonato a Vladimir Putin sollecitan­do un’azione comune. «Non si potrà aver alcun processo di pace in Siria senza la Russia. Quindi – ha detto la cancellier­a tedesca – nonostante la correspons­abilità di Putin con il regime di Assad bisogna continuare a dialogare e chiarire i conflitti e le diversità di opinioni». Posizione che potrebbe aiutare Donald Trump a trarsi d’impaccio. Il presidente mal sopporta la svolta aggressiva nei confronti della Russia impostagli dai falchi di cui si è circondato (Pompeo, Bolton...) e che stanno provocando una divisione profonda in seno all’Amministra­zione. Le nuove sanzioni contro la Russia, già pronte sul tavolo del segre-

tario al Tesoro Steve Mnuchin, sarebbero state fermate da Trump stesso, infuriato per quella che ritiene una linea troppo dura verso il Cremlino, compresa l’espulsione dei 60 diplomatic­i in risposta al caso Skipral. Resta il fatto che l’arrivo degli ispettori a Duma non allenta le tensioni e la guerra di nervi tra russi e americani. Mosca continua a parlare, a proposito di Duma, di messa in scena orchestrat­a per motivare i raid. E per corroborar­e la sua tesi ha annunciato che i militari russi durante un’ispezione avrebbero trovato proprio a Duma un laboratori­o chimico e un deposito di sostanze chimiche bandite, entrambi allestiti e utilizzati dai ribelli.

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KEYSTONE Ciò che resta

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