Pnl, i contrari esigono il dibattito
L’associazione No al Parco nazionale vuole smontare la divulgazione di mezze verità e ottusi mantra propagandistici. Chi pensa che il progetto di Parco nazionale del Locarnese (Pnl) sia l’unica buona idea nata negli ultimi decenni, appartiene proprio alla categoria di persone senza idee. Ribadiamo con fermezza come il presunto consenso venga costruito ad arte e con costanza ormai decennale dai promotori del Pnl, che abilmente hanno sfruttato negli anni l’inerzia, la scarsa conoscenza e la carente trasparenza in materia all’interno dei poteri politici, patriziali e nell’opinione pubblica. Una tecnica che si è fatta un baffo dei valori democratici e legittimi in seno ai Consigli comunali e alle assemblee patriziali. I primi sono sempre stati tenuti all’oscuro, le commissioni create sono state rese sterili per evitare il ripetersi della scoppola subìta un decennio fa a Cevio (dove la decisione negativa del legislativo portò allo stallo e al ripensamento completo del progetto).
I patrizi sono stati scavalcati, e con essi pure la Legge organica patriziale, con la decisione dei soli uffici patriziali di assecondare le richieste di concessione di territorio al parco, appellandosi astutamente e a fatto ormai compiuto, al diritto superiore. Una procedura quindi illegittima ed immorale! Una supposta istituzionale! Lampante e triste constatazione per un processo ampiamente venduto come democratico! Dopo l’abrogazione dei contributi Lim, nessun progetto proveniente dalle Cen- tovalli o Onsernone è mai stato inoltrato alle istanze che gestiscono la Politica economica regionale (che sostituisce appunto la vecchia Lim). Questo dimostra che i fondi per le iniziative ci sarebbero, eccome! Alle regioni in questione manca invece la progettualità, non certo la possibilità di finanziamento. Probabilmente queste regioni si appigliano al progetto Pnl per il suo valore federativo. Attraverso un modello di Parco naturale regionale (non restrittivo quanto il Pnl) la valenza federativa sarebbe garantita e le iniziative potrebbero venir sostenute da enti pubblici e da aziende private. Certamente questo implica la realizzazione di un progetto convincente e snello nella gestione, condizioni che i promotori del modello attuale non sembrano in grado per il momento di immaginare. I fautori rimangono convinti che sommando tante mezze verità si possa fornire una verità intera. Un modus operandi farlocco che mina la credibilità stessa del progetto e che prende in giro il cittadino, accollando inutili restrizioni (con relative multe) per la fruizione del territorio. Si vuole vendere al popolo una soluzione miracolosa per incamerare cospicui sussidi ricorrenti, ma del tutto irrisori rispetto al reale potenziale in gioco, e che verranno in minima parte effettivamente investiti nelle zone e nelle valli periferiche bisognose. Come abbiamo dimostrato, la spesa preventivata dal Pnl è di 4,8 milioni e non di 5,2, perché è stata calcolata l’Iva in maniera generalizzata per gonfiare il budget, che non è infatti giustificabile per le spese di stipendi o per i contributi. Depennando dal preventivo pubblicato le spese che economicamente non produrranno indotto o beneficio diretto, rimangono solo circa 1,2 milioni annui da ripartire in forma tangibile. Questa cifra rappresenta solo il 23% del globale. La parte restante sarà utilizzata per fare funzionare la “Macchina Parco”. Il valore aggiunto si ridimensiona quindi sensibilmente rispetto a quanto declamato e ci si deve chiedere francamente se un simile apparato gestionale sproporzionato sia giustificato. L’associazione No al Parco nazionale richiama i fautori e i progettisti al confronto pubblico, dibattiti dai quali i promotori non potranno più astenersi come fatto finora. I contrari sono stati accusati di essere disfattisti e di avere visioni esclusivamente negative. In verità ci siamo limitati a rivelare con il nostro ingrato compito ciò che i promotori non hanno mai voluto confessare. Il dibattito aperto è necessario per garantire finalmente una corretta e paritaria informazione e divulgazione alla popolazione di tutti gli aspetti critici finora bellamente sorvolati, mai considerati ed esposti dai promotori e dal rullo compressore istituzionale. La nostra esplicita richiesta è stata inoltrata al Comune di Brissago che fungerà idealmente anche per i Comuni a lago e Losone. Al Comune di Terre di Pedemonte anche per l’Onsernone e le Centovalli. Infine Bosco Gurin per affrontare la questione dell’espansione coatta in Val Rovana tramite la futura probabile fusione comunale. Per concludere, è interessante constatare come la prevista casa del parco a Losone sarà ubicata all’esterno del perimetro del parco! Una scelta emblematica che rivela come i veri promotori di questa presunta riserva ambientale si mantengano accuratamente al di fuori del contesto regionale e intendano pilotare abilmente dalle loro comode poltrone le marionette dedite al compitino assegnato.