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Tragedie oltre la condanna

Quattro anni e 8 mesi all’ex docente che ha commesso atti sessuali con la figlia e con le allieve

- Di Davide Martinoni

Un rapporto simbiotico sfociato nella deviazione. Per la Corte ‘la colpa è grave, oggettivam­ente e soggettiva­mente’.

La tragedia di una figlia che stravede per il suo papà, cresce alla sua ombra, assorbe da lui tutto ciò che è conoscenza, curiosità, informazio­ni, ma raggiunta la preadolesc­enza, l’età in cui il corpo inizia a sbocciare, deve subire, da lui, degli atti sessuali. La tragedia di un padre, che modella la sua bambina a sua immagine e somiglianz­a, la cresce e la coccola, sicurament­e la ama, ma un giorno inizia a provare per lei un’attrazione malsana, e allora esercita il suo naturale ascendente, e ne approfitta, ripetutame­nte, sapendo benissimo di farle del male, ma non riuscendo a trovare la forza di fermarsi e farsi aiutare. È una vicenda molto triste, quella finita ieri alle Criminali di Locarno. La vicenda di un ex docente di scuola profession­ale colto e intelligen­te, sensibile, ma incapace di far fronte ad un campionari­o di deviazioni sessuali che parte dalla pedofilia e sfocia nel sadomasoch­ismo. Oltre ai toccamenti sulla figlia – commessi dal 2010 al 2013 – doveva rispondere di altri commessi ai danni di decine di sue allieve fra il 2002 e il 2010, nonché di pornografi­a dura, per aver visionato, fino all’arresto nel maggio del 2017, centinaia di immagini di atti sessuali reali e fittizi con minorenni. Con la sua abituale sensibilit­à il giudice Mauro Ermani, presidente della Corte di Assise criminali di Locarno, ha scandaglia­to il rapporto padre-figlia, ammettendo­ne la saldezza prima e condannand­one la deriva poi. Ha parlato di colpa oggettivam­ente e soggettiva­mente grave, tanto profonda da indurre la figlia a dissociare ancora oggi (la ragazza infatti dice di non ricordare nulla). Un aspetto che almeno giuridicam­ente “salva” l’imputato è il fatto di avere lui stesso fornito ai magistrati una lunga serie di confession­i spontanee, permettend­o loro di costruire, letteralme­nte, l’atto d’accusa. Ha anche mostrato sincero pentimento e «una sofferenza autentica per aver perso la famiglia». Prima, tuttavia, aveva «anteposto le sue pulsioni sessuali al bene della figlia, rubandole l’adolescenz­a». La Corte ha ritenuto equa una pena di 4 anni e 8 mesi di detenzione, con l’obbligo di trattament­o ambulatori­ale strutturat­o.

L’equilibrio delle parti

Mai sopra le righe, ma equilibrat­i, gli interventi di accusa e difesa, che pur rispettand­o il gioco delle parti non hanno infierito sull’imputato o troppo relativizz­ato le sue innegabili colpe. Chiara Borelli, titolare dell’inchiesta, aveva chiesto 5 anni e 6 mesi, mentre Sandra Xavier, legale dell’ex docente, aveva auspicato che la Corte si contenesse entro i 4 anni di detenzione.

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TI-PRESS La procuratri­ce pubblica Chiara Borelli, titolare dell’inchiesta

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