Tragedie oltre la condanna
Quattro anni e 8 mesi all’ex docente che ha commesso atti sessuali con la figlia e con le allieve
Un rapporto simbiotico sfociato nella deviazione. Per la Corte ‘la colpa è grave, oggettivamente e soggettivamente’.
La tragedia di una figlia che stravede per il suo papà, cresce alla sua ombra, assorbe da lui tutto ciò che è conoscenza, curiosità, informazioni, ma raggiunta la preadolescenza, l’età in cui il corpo inizia a sbocciare, deve subire, da lui, degli atti sessuali. La tragedia di un padre, che modella la sua bambina a sua immagine e somiglianza, la cresce e la coccola, sicuramente la ama, ma un giorno inizia a provare per lei un’attrazione malsana, e allora esercita il suo naturale ascendente, e ne approfitta, ripetutamente, sapendo benissimo di farle del male, ma non riuscendo a trovare la forza di fermarsi e farsi aiutare. È una vicenda molto triste, quella finita ieri alle Criminali di Locarno. La vicenda di un ex docente di scuola professionale colto e intelligente, sensibile, ma incapace di far fronte ad un campionario di deviazioni sessuali che parte dalla pedofilia e sfocia nel sadomasochismo. Oltre ai toccamenti sulla figlia – commessi dal 2010 al 2013 – doveva rispondere di altri commessi ai danni di decine di sue allieve fra il 2002 e il 2010, nonché di pornografia dura, per aver visionato, fino all’arresto nel maggio del 2017, centinaia di immagini di atti sessuali reali e fittizi con minorenni. Con la sua abituale sensibilità il giudice Mauro Ermani, presidente della Corte di Assise criminali di Locarno, ha scandagliato il rapporto padre-figlia, ammettendone la saldezza prima e condannandone la deriva poi. Ha parlato di colpa oggettivamente e soggettivamente grave, tanto profonda da indurre la figlia a dissociare ancora oggi (la ragazza infatti dice di non ricordare nulla). Un aspetto che almeno giuridicamente “salva” l’imputato è il fatto di avere lui stesso fornito ai magistrati una lunga serie di confessioni spontanee, permettendo loro di costruire, letteralmente, l’atto d’accusa. Ha anche mostrato sincero pentimento e «una sofferenza autentica per aver perso la famiglia». Prima, tuttavia, aveva «anteposto le sue pulsioni sessuali al bene della figlia, rubandole l’adolescenza». La Corte ha ritenuto equa una pena di 4 anni e 8 mesi di detenzione, con l’obbligo di trattamento ambulatoriale strutturato.
L’equilibrio delle parti
Mai sopra le righe, ma equilibrati, gli interventi di accusa e difesa, che pur rispettando il gioco delle parti non hanno infierito sull’imputato o troppo relativizzato le sue innegabili colpe. Chiara Borelli, titolare dell’inchiesta, aveva chiesto 5 anni e 6 mesi, mentre Sandra Xavier, legale dell’ex docente, aveva auspicato che la Corte si contenesse entro i 4 anni di detenzione.