Gli Stati Uniti fanno peggio dell’Italia
Il debito pubblico è stimato dall’Fmi al 116,9% del Pil nel 2023, contro il 116,6% italiano
Washington – Il debito pubblico americano salirà nel 2023 al 116,9% del Pil, superando il 116,6% di quello previsto per l’Italia. È quanto emerge dalle tabelle del Fondo monetario internazionale (Fmi) contenute nel Fiscal Monitor, secondo le quali fra le economie avanzate nel 2023 solo due Paesi faranno peggio degli States in termini di rapporto debito-Pil: si tratta della Grecia (165,1%), e del Giappone con il suo 229,6 per cento.
A pesare sui conti pubblici americani è la riforma delle tasse varate dall’amministrazione Trump. Gli Stati Uniti – mette in evidenza l’Fmi – dovrebbero agire per ridurre il debito pubblico, e valutare strade per recuperare le entrate fiscali perse con il taglio delle tasse così da evitare un peggioramento ulteriore delle finanze pubbliche. Allargando lo sguardo al resto del mondo, il Fondo monetario scopre che il debito globale è ai massimi storici: nel 2016 ha raggiunto i 164mila miliardi di dollari, con il disavanzo nelle economie avanzate ai livelli più alti dalla Seconda guerra mondiale. Dopo un decennio di politiche monetarie espansive non dovrebbe però essere una sorpresa. “Va ridotto per prevenire che le debolezze di bilancio diventino fonte di stress dell’economia in caso di una stretta delle condizioni finanziarie’’ mette in evidenza il Fondo, invitando i governi ad agire in modo deciso “approfittando della ripresa in atto’’. Nel 2017 un terzo delle economie avanzate aveva un debito superiore all’85%, mentre un quinto delle economie emergenti aveva un disavanzo superiore al 70 per cento. “Con le banche centrali che continuano a normalizzare la loro politica monetaria, le debolezze finanziarie lasciano intravedere una strada piena di insidie’’, che potrebbe mettere in pericolo la crescita. Il Fondo monetario internazionale, invitando “investitori e politici’’ a prendere consapevolezza dei rischi associati all’aumento dei tassi di interesse dopo anni di basso costo del denaro e bassa volatilità. La politica monetaria accomodante ha in qualche modo favorito squilibri finanziari ed eccessive prese di rischio.
Il Fondo individua anche numerose debolezze nel sistema finanziario cinese. Il sistema bancario della Cina, che vale “250mila miliardi di yuan (il 300% del Pil), è strettamente legato alle banche ombra’’ e questo pone rischi alla stabilità finanziaria, scrive ancora l’Fmi.