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Tutto in una giornata

Friborgo due volte favorito. Ma in una finale di Coppa tutto può succedere. Se lo augurano Bellinzona e Lugano.

- Di Dario ‘Mec’ Bernasconi

Ci siamo. Oggi si giocano le finali di Coppa Svizzera dove si affrontera­nno le due ticinesi, Juice Bellinzona e Lugano Tigers, opposte alle due friborghes­i, Elfic e Olympic, che partono dalla posizione di favorite. Ma, come di consueto in una finale, le favorite fanno sempre gli scongiuri, visto l’esito di molte sfide vinte dalle sfidanti. Non sarà diverso oggi o, almeno, è quello che ci auguriamo. Negli scorsi giorni, da queste colonne, un allenatore (Aiolfi), una giocatrice (Sohm), un giocatore (Molteni) e un presidente (Cedraschi) avevano tutti ribadito il medesimo concetto di fondo: dare il massimo e anche oltre, non aver nulla da perdere (si fa per dire, ovviamente) e giocarsela sino alla fine. Il concetto è che, in una partita secca, può succedere di tutto. Prendiamo l’esempio dell’Elfic, strafavori­to nelle ultime due edizioni, dove però ha perso contro Riva e Winterthur. I casi si sprecano però pure al maschile... Altri fattori possono incidere sull’esito del match. Come la prestazion­e degli arbitri: Clivaz, Michaelide­s e Novakovic sono arbitri rodati e, se lo vogliono, capaci di dirigere bene, con linearità per 40’. Clivaz non ha mai avuto un buon feeling quando di mezzo c’è il Friborgo (lui è di lì): la finale di Coppa della Lega, dove il Lugano è stato più che penalizzat­o ne è la riprova. Non sono i fischi eclatanti a fare la differenza, sono quelli non evidenti ai più, ma che alla fine cubano: un’inversione di rimessa in gioco, un blocco sporco non fischiato, le mani addosso da una parte e i sospiri dall’altra non sanzionati oppure sì. Occhio agli altri due, spesso poco incisivi quando c’è Clivaz di mezzo. Strano che non ci sia Stojcev, a nostro parere più meritevole di Novakovic (vedi Montreux), ma tant’è. La speranza è che la finale maschile la decidano le squadre e non gli arbitri. Sarebbe già un successo. Pillet e Balletta, in campo femminile, sembrano adeguati a una finale. Il pubblico: i friborghes­i sono più vicini e seguono le loro squadre in buon numero, pensiamo oltre 500 persone. Dal Ticino pochi sui bus, non oltre le due centurie, e qualcuno in auto. Cedraschi è stato chiaro: «Dobbiamo riflettere sul futuro della società: se, consideran­do tecnici, giocatori e famiglie, nel nostro movimento giovanile sono coinvolte 800 persone e solo una decina verranno a Ginevra per una finale. C’è da chiedersi se il santo valga la candela. Spero di essere smentito dai fatti». Sarà insomma un pubblico di chiara fede burgunda; ma ci saranno poi pure diversi ginevrini che, per ataviche diatribe, non tiferanno Friborgo, e che dunque dovrebbero unirsi alla causa ticinese. Ma in un palazzetto da 6’000 persone, pensiamo che ci sarà un preoccupan­te vuoto. Tattiche? Uomini o donne chiave? Ognuno avrà preparato qualcosa di diverso, cercherà di creare problemi e di trovare le soluzioni migliori. Le motivazion­i sono implicite, come la voglia di vincere, perché oggi si vince e si entra nella storia o si perde e basta.

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TI-PRESS/PUTZU La rivincita della finale di Coppa della Lega

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