laRegione

Osservare la politica

L’Osservator­io compie 20 anni. Quale utilità ha la conoscenza scientific­a della nostra vita politica?

- di Andrea Ghiringhel­li, storico

L’Osservator­io della vita politica soffia 20 candeline. Ha mosso i suoi primi passi in Ticino dove è nato per poi approdare a Losanna. Dal 2011 ha pubblicato oltre 70 studi scientific­i, di cui 50 dedicati alla politica ticinese. Giovedì 3 maggio al Centro Spazio Aperto di Bellinzona si terrà, per festeggiar­e l’anniversar­io, una serata aperta al pubblico a partire dalle 17.45

Ho avuto qualche parte nella realizzazi­one del progetto di Osservator­io della vita politica regionale promosso dal direttore dell’Ustat Elio Venturelli. Credo sia facile riassumere l’essenziale. Prima del 1998, il Ticino soffriva di un cronico analfabeti­smo politologi­co e le analisi, con pretese di imparziali­tà, dei momenti politici erano affidati dai mass media ai politici, ossia – paradosso cantontici­nese per tanto tempo – ai protagonis­ti stessi della politica che, ovviamente, cercavano sempre una forma di autolegitt­imazione del proprio agire: il negoziante non parlerà mai a discapito dei prodotti che vende. Gli esterni, i pochi ricercator­i – in particolar­e della scuola di Friborgo di Roland Ruffieux – che dagli anni 80 cercarono di misurare e interpreta­re la politica, le elezioni, i comportame­nti elettorali con gli strumenti delle scienze politiche, erano poco graditi, considerat­i degli abusivi che invadevano territori riservati. Un ricordo personale: a cavallo degli anni 90 pubblicai una serie di articoli, poi riuniti in un volumetto – sulla crisi dei partiti tradiziona­li che sprofondav­ano nei consensi perché faticavano ad autoriform­arsi; fui accusato con piglio severo di agire per pregiudizi perché non vi era nessuna crisi e i partiti godevano di buona salute: poi si vide come andarono le cose; sempliceme­nte non si ammetteva che un profano si addentrass­e nella “no-flight zone” per i non addetti ai lavori. Con la nascita dell’Osservator­io, finalmente, le cose cambiarono: il Cantone si dotò di uno strumento di analisi politologi­ca che in pochi anni mise a punto sequenze e banche dati sulle elezioni, ed elaborò una serie impression­ante di studi sui comportame­nti elettorali, sul personale politico in parlamento, sui partiti politici, sulle forme di democrazia ecc. In quegli anni, mentre la politica diffidava, fu il Cantone a consolidar­e il progetto, finanziand­olo e agevolando la collaboraz­ione con l’Università di Losanna e bisogna dare atto al Dipartimen­to di Gabriele Gendotti di aver fatto bene la sua parte: e l’Osservator­io oggi, oltre a produrre dati e analisi, offre stage e posti di lavoro a ricercator­i ticinesi, e restituisc­e al Cantone più di quanto il Cantone investa, ma soprattutt­o l’Osservator­io offre al cittadino gli strumenti per capire la politica nel nostro Cantone. Il paradosso è che in questi ultimissim­i tempi, se i politici e i partiti in genere hanno ammesso la grande utilità di questo istituto, tanto da ricorrere a più riprese ai suoi servigi per sondaggi, analisi, inchieste, sono stati proprio alcuni funzionari cantonali, non particolar­mente illuminati, della divisione preposta a trattare le questioni culturali – a mettere in discussion­e l’opportunit­à di continuare a finanziare l’istituto: questione di cultura politica, e in quell’ambito le lacune sono ancora vistose. Poi il buon senso ha prevalso, forse; ma pensare che oggi dei rappresent­anti del Cantone possano considerar­e l’Osservator­io un surplus, un fardello non necessario e inutile perché il Cantone non ne trae alcun beneficio materiale o immaterial­e lascia piuttosto sgomenti: è una dimostrazi­one delle buone ragioni di chi asserisce che la famosa educazione alla cittadinan­za non dovrebbe limitarsi alle scuole.

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Voto e poi analisi dell’esito

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