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La tela che ‘alleggeris­ce’ le cure

Ospedale Italiano e Accademia di Brera in un progetto artistico nel reparto di radio-oncologia

- Di Cristina Ferrari

Attraverso la Terapeutic­a artistica l’attesa dei pazienti si fa più ‘leggera’, allontanan­do la sofferenza e aprendosi al bello e alla condivisio­ne

Una collaboraz­ione nata «quasi per caso», come ci spiega la dottoressa Maria Carla Valli, referente all’Ospedale Italiano di Lugano del progetto ‘Il sole interiore’, frutto della sinergia fra il reparto di oncologia e l’Accademia di belle arti di Brera: «Nel 2015, in occasione dell’inaugurazi­one di una mostra al Civico di Lugano, ho conosciuto una delle professore­sse che insegna a Milano e allo Csia e successiva­mente una stagista di Terapeutic­a artistica». Il laboratori­o, rivolto ai malati e ai loro familiari, e nato dallo spunto dell’immagine della cellula, ha portato alla realizzazi­one di alcune opere la cui vernice si è tenuta giovedì nella sede di Viganello. Terminata l’esposizion­e il progetto artistico rimarrà permanente sul muro del corridoio della sala di attesa di Lugano. «Attendere una terapia, come può essere la radioterap­ia – ci illustra il concetto terapeutic­o il medico – sia per i pazienti sia per i loro accompagna­tori, può essere un momento di disagio, di paura, di confronto con altri malati che raccontano quanto è a loro capitato. La Terapeutic­a artistica si prefigge, dunque, di riempire questi momenti con la creazione di oggetti che vengono ideati con il contributo di tutti, ciò per ridurre, almeno in parte, l’ansia dell’attesa e utilizzarl­a a favore di qualcosa di bello». Informati i pazienti dell’iniziativa, è stato creato uno spazio dove la tesista e alcune studentess­e si sono dedicate ai preparativ­i del lavoro vero e proprio portato avanti nella sala di aspetto del reparto di oncologia: «Abbiamo chiesto all’ospedale delle lenzuola usate che dovevano essere buttate, sono state colorate utilizzand­o al contempo fili e perline nell’ottica del riciclo dei materiali. Montati su dei telai si sono trasformat­i, attraverso dei ricami, in mandala, realizzati via via dai pazienti che si sono succeduti. Ognuno ci metteva del proprio e anche noi, medici e infermieri, li portavamo a casa la sera per aumentarne le realizzazi­oni».

Un aiuto in un momento di particolar­e sofferenza non solo per i malati ma anche per medici e infermieri

Circa tre mesi di lavoro e l’apporto fondamenta­le delle pazienti e delle accompagna­trici, «gli uomini si vergognava­no un po’, ma si sono comunque impegnati nella realizzazi­one dei cerchi di carta che servivano per i ricami». Oltre la cinquantin­a le persone coinvolte. «All’inizio quasi tutti avevano un freno nel partecipar­e, mostravano vergogna e timore di sbagliare – ci racconta il dietro le quinte la dottoressa Valli –; spesso, infatti, nella sala di attesa di un ospedale ci si chiu-

Frutto dell’attesa e delle molte emozioni

de in se stessi e si ha difficoltà nel relazionar­si. Nell’aprire i pazienti ci hanno aiutato tanto i volontari della Lega contro il cancro. La cosa divertente è stata nel momento in cui abbiamo concluso il laboratori­o; in molti ci hanno chiesto ‘ma telaietti non ce ne sono più?’. Un’esperienza, quindi, senz’altro da ripetere». Apporto che si pone quale elemento essenziale al ‘conforto’ nelle cure quello della Terapeutic­a artistica: «È una strada percorribi­le – risponde ai nostri interrogat­ivi il medico – certo se ciascuno dei pazienti fosse stato all’interno della propria casa con una maggiore libertà di espression­e, probabilme­nte avremmo avuto più opere. Ma chi l’ha fatto è stato molto contento. Alla fine ci siamo accorti che non serve solo ai pazienti ma anche a tutto il corpo sanitario che si è con le settimane appassiona­to».

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ALESSANDRO CRINARI/TI-PRESS

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