La tela che ‘alleggerisce’ le cure
Ospedale Italiano e Accademia di Brera in un progetto artistico nel reparto di radio-oncologia
Attraverso la Terapeutica artistica l’attesa dei pazienti si fa più ‘leggera’, allontanando la sofferenza e aprendosi al bello e alla condivisione
Una collaborazione nata «quasi per caso», come ci spiega la dottoressa Maria Carla Valli, referente all’Ospedale Italiano di Lugano del progetto ‘Il sole interiore’, frutto della sinergia fra il reparto di oncologia e l’Accademia di belle arti di Brera: «Nel 2015, in occasione dell’inaugurazione di una mostra al Civico di Lugano, ho conosciuto una delle professoresse che insegna a Milano e allo Csia e successivamente una stagista di Terapeutica artistica». Il laboratorio, rivolto ai malati e ai loro familiari, e nato dallo spunto dell’immagine della cellula, ha portato alla realizzazione di alcune opere la cui vernice si è tenuta giovedì nella sede di Viganello. Terminata l’esposizione il progetto artistico rimarrà permanente sul muro del corridoio della sala di attesa di Lugano. «Attendere una terapia, come può essere la radioterapia – ci illustra il concetto terapeutico il medico – sia per i pazienti sia per i loro accompagnatori, può essere un momento di disagio, di paura, di confronto con altri malati che raccontano quanto è a loro capitato. La Terapeutica artistica si prefigge, dunque, di riempire questi momenti con la creazione di oggetti che vengono ideati con il contributo di tutti, ciò per ridurre, almeno in parte, l’ansia dell’attesa e utilizzarla a favore di qualcosa di bello». Informati i pazienti dell’iniziativa, è stato creato uno spazio dove la tesista e alcune studentesse si sono dedicate ai preparativi del lavoro vero e proprio portato avanti nella sala di aspetto del reparto di oncologia: «Abbiamo chiesto all’ospedale delle lenzuola usate che dovevano essere buttate, sono state colorate utilizzando al contempo fili e perline nell’ottica del riciclo dei materiali. Montati su dei telai si sono trasformati, attraverso dei ricami, in mandala, realizzati via via dai pazienti che si sono succeduti. Ognuno ci metteva del proprio e anche noi, medici e infermieri, li portavamo a casa la sera per aumentarne le realizzazioni».
Un aiuto in un momento di particolare sofferenza non solo per i malati ma anche per medici e infermieri
Circa tre mesi di lavoro e l’apporto fondamentale delle pazienti e delle accompagnatrici, «gli uomini si vergognavano un po’, ma si sono comunque impegnati nella realizzazione dei cerchi di carta che servivano per i ricami». Oltre la cinquantina le persone coinvolte. «All’inizio quasi tutti avevano un freno nel partecipare, mostravano vergogna e timore di sbagliare – ci racconta il dietro le quinte la dottoressa Valli –; spesso, infatti, nella sala di attesa di un ospedale ci si chiu-
Frutto dell’attesa e delle molte emozioni
de in se stessi e si ha difficoltà nel relazionarsi. Nell’aprire i pazienti ci hanno aiutato tanto i volontari della Lega contro il cancro. La cosa divertente è stata nel momento in cui abbiamo concluso il laboratorio; in molti ci hanno chiesto ‘ma telaietti non ce ne sono più?’. Un’esperienza, quindi, senz’altro da ripetere». Apporto che si pone quale elemento essenziale al ‘conforto’ nelle cure quello della Terapeutica artistica: «È una strada percorribile – risponde ai nostri interrogativi il medico – certo se ciascuno dei pazienti fosse stato all’interno della propria casa con una maggiore libertà di espressione, probabilmente avremmo avuto più opere. Ma chi l’ha fatto è stato molto contento. Alla fine ci siamo accorti che non serve solo ai pazienti ma anche a tutto il corpo sanitario che si è con le settimane appassionato».