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Game, set e ma...zzata

Al Lugano mancano lucidità e coraggio per cercare un successo che avrebbe forse chiuso il discorso salvezza

- Dall’inviato Sascha Cellina

Zurigo – Avete in mente il famigerato “braccino” del tennista, ossia quando la paura (sia di vincere, sia di perdere) ti attanaglia a un punto tale che non ti riescono più nemmeno le cose più semplici? Beh, sabato a Zurigo al Lugano è successo un po’ questo. O perlomeno è l’unica spiegazion­e logica a una prestazion­e e a una partita che di logico hanno avuto ben poco (vedi correlato). Sì, perché quello del Letzigrund contro un Grasshoppe­r in piena crisi di risultati (un solo successo nelle precedenti 11 partite) e di identità (oltre ad aver cambiato da una decina di giorni allenatore, ha perso per infortunio due pedine importanti come capitan Basic e Lavanchy), suonava tanto come un match point per i bianconeri, a +3 sugli stessi zurighesi e +4 sui fanalini di coda Sion e Losanna, oltretutto impegnati rispettiva­mente con Basilea e Young Boys. Ma al momento di servire per chiudere game, set e match e mettere almeno una mano sull’unico “trofeo” che ormai conta, la salvezza, a Sulmoni e compagni sono mancati lucidità e forse anche coraggio. «Eppure l’avevamo preparata diversamen­te – ci ha spiegato un Guillermo Abascal che dopo il pareggio con il Thun e il successo a Sion, ha dovuto incassare il primo ko da quando siede sulla panchina dei sottocener­ini –. Non so se sia dovuto alla stanchezza o alla mancanza di concentraz­ione, che per certi versi alla terza “finale” in così poco tempo ci possono anche stare (per i bianconeri, come per i loro avversari, era il terzo impegno in una settimana, ndr), ma oggi abbiamo sbagliato l’approccio alla partita. Abbiamo tenuto un ritmo troppo basso per un match del genere, nel quale al contrario avremmo dovuto essere noi a cambiare passo una volta superata la loro prima linea di pressione. Nell’intervallo poi abbiamo parlato ed è andata un po’ meglio, ma non esiste che perdi una partita così, dopo che sei riuscito a pareggiare a due minuti dal 90’. Ci siamo fatti trovare scoperti, perché il loro giocatore era solo, e questo non è ammissibil­e. Come non è concepibil­e che segni tre gol in trasferta, oltretutto contro una squadra che non vinceva da tantissimo, e torni a casa senza punti». Il tecnico andaluso non vuol però sentir parlare di atteggiame­nto sbagliato da parte della sua squadra... «Non è stato un problema di atteggiame­nto, altrimenti non

avremmo rimontato fino al 3-3. E lo dimostra il fatto che dopo ognuno dei primi tre gol subiti, ci siamo rialzati. Dopo il terzo abbiamo avuto una ventina di minuti in cui abbiamo giocato bene e creato anche delle occasioni, più dei nostri avversari, ma noi abbiamo commesso anche più errori e li abbiamo pagati caro». C’è stata forse anche un po’ di paura di vincere e andarsela a prendere, questa salvezza? «I giocatori che hanno paura, non sono fatti per fare i calciatori. Se avessimo paura, io non mi siederei in panchina e loro non verrebbero ad allenarsi. Anzi, se qualcuno dovesse avere paura farebbe meglio a non presentars­i all’allenament­o e ad andare a farsi una passeggiat­a la domenica, perché l’approccio al lavoro di questa settimana sarà improntato sulla cattiveria e l’aggressivi­tà, per arrivare pronti alla prossima partita. Ma io sono sicuro che questo gruppo non ha paura, ma ambizione e voglia di rivincita».

vorrei ma non posso

Capitano al posto dello squalifica­to Sabbatini, Fulvio Sulmoni fatica a comprender­e e ad accettare la sconfitta... «Perdere così fa malissimo e non è ammissibil­e. Rispetto a Sion l’idea era di aggredire più alti i nostri avversari, mettere loro più pressione, ma non ha funzionato, anzi eravamo sempre un passo in ritardo e reagivamo al posto di agire. È difficile dire come mai, dopo il successo a Sion il morale era alto e sapevamo che una vittoria sarebbe stata probabilme­nte un passo decisivo verso il nostro obiettivo, ma a volte nel calcio hai le idee e le intenzioni giuste, ma poi quando scendi in campo le cose non funzionano. Oggi è andata così, ma ora non possiamo più permetterc­elo». Già, perché sprecato un match point, il Lugano ne avrà altri, non fosse altro per il fatto che a cinque giornate dalla fine della stagione precede ancora due squadre in classifica (Sion e Losanna), ma visto anche la fragilità mentale messa in mostra dai ticinesi a Zurigo, sarebbe meglio evitare di arrivare a giocarsi la salvezza in quello che sarebbe una sorta di rischiosis­simo “super tie-break” (leggasi ad esempio Lugano-Losanna in programma il 10 maggio a Cornaredo).

 ?? KEYSTONE ?? A Zurigo i bianconeri (e la tripletta di Kodro) sono riusciti a far resuscitar­e un Grasshoppe­r che pareva morto e sepolto
KEYSTONE A Zurigo i bianconeri (e la tripletta di Kodro) sono riusciti a far resuscitar­e un Grasshoppe­r che pareva morto e sepolto

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