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Rilancio kosovaro, le idee di Sejdiu

Incontro sull’accordo di sicurezza sociale, antenna ticinese di Albinfo e altro: le idee di Bashkim Sejdiu Consulente assicurati­vo, in Italia creò la app InfoStrani­eri. Ora in Ticino, parla di rendite Avs e Ai in patria, assistenza, burocrazia e ‘abbandon

- di Stefano Guerra

Consulente assicurati­vo, in Italia creò la app InfoStrani­eri: ora in Ticino parla di rendite Avs e Ai in patria, assistenza e burocrazia: ecco chi è e quali sono le idee di Bashkim Sejdiu.

La convenzion­e di doppia imposizion­e, ieri al vaglio della Commission­e economia del Nazionale, potrebbe ottenere presto l’ok del Parlamento. Per quella di sicurezza sociale serve più tempo. Approvata in marzo dal Consiglio federale, una volta ratificata dai rispettivi legislativ­i permetterà ai kosovari tornati in patria di ricevere le rendite Avs e Ai, cosa che non avviene dal 2010. A 10 anni dalla dichiarazi­one di indipenden­za (la Svizzera fu tra i primi a riconoscer­e il nuovo Stato), il Kosovo è entrato a pieno titolo nell’agenda politica federale. Finiti i tempi in cui a Berna se ne discuteva quasi solo in relazione alla Swisscoy, la missione di mantenimen­to della pace presente dal 1999 nel Paese balcanico. Bashkim Sejdiu in Italia – dove la sua famiglia, di origine albanese, emigrò da Preševo (Serbia) nel 1993, quando lui aveva 10 anni – s’è fatto un nome. Nel 2014 ha creato la app InfoStrani­eri: offre sul cellulare, in 10 lingue, un servizio di assistenza per le pratiche burocratic­he. Ne hanno scritto i principali quotidiani italiani. Lo scorso settembre il 35enne si è trasferito da Varese in Ticino. Vive con la moglie e il figlio a Biasca. Di profession­e consulente assicurati­vo, crede che la convenzion­e di sicurezza sociale tra Berna e Pristina possa spingere i più anziani tra i 170mila kosovari residenti in Svizzera (6mila circa abitano in Ticino) a far ritorno in patria. «I pensionati di origine kosovara che vivono qui – dice alla ‘Regione’ – fanno parte della prima generazion­e, hanno lavorato per 20, 30 o più anni in Svizzera. Buona parte dei guadagni li hanno investiti in Kosovo, in una casa o altro». In Svizzera una parte di loro «vive grazie all’assistenza». Ma per molti il sogno è «tornare giù». Pochi se lo possono permettere, però: oggi se tornano in Kosovo «non hanno più nessuna entrata». La convenzion­e, invece, renderà di nuovo possibile il versamento delle rendite Avs e Ai nel Paese balcanico. Nella convenzion­e c’è una clausola di assistenza reciproca nella lotta agli abusi assicurati­vi. In passato, ispettori dell’Ai mandati a verificarn­e l’esistenza sono stati minacciati di morte in Kosovo. Per Sejdiu, segno che «lo Stato centrale era poco presente» in un Paese ancora fresco di indipenden­za. Le cose da allora sono cambiate. Anche se – stando a una persona che conosce bene il dossier, e che ha richiesto l’anonimato – dietro l’accordo tra Berna e Pristina si celerebbe proprio la volontà delle autorità elvetiche di controllar­e se i cittadini kosovari a beneficio dell’assistenza esercitano una qualche attività o possiedono beni non dichiarati in patria. Assistenza, abusi: Sejdiu parla fuori dai denti. «Anche nella comunità kosovara, persino nella seconda generazion­e una piccola minoranza parte dal presuppost­o che, comunque vada, c’è l’assistenza. Invece tutti devono essere soggetti attivi. Abbiamo la fortuna di aver trovato ospitalità qui, non possiamo essere ‘di peso’». La burocrazia: una app InfoStrani­eri anche in Svizzera? Si vedrà. «Il problema – dice – è simile ovunque, anche se qui non è come in Italia. Se una persona di origine straniera non si fa parte attiva nei rapporti con l’amministra­zione, il rischio è che si basi sul passaparol­a, che può essere insidioso, o che si rivolga a leader, o presunti tali, della sua comunità, che solitament­e hanno i loro interessi». In vista dell’entrata in vigore della convenzion­e di sicurezza sociale, l’intraprend­ente 35enne vuole organizzar­e una conferenza: «un’occasione di incontro e scambio tra le autorità kosovare, quelle svizzere e la comunità kosovara» a Sud delle Alpi. Perché i kosovari residenti in Ticino sono «un po’ abbandonat­i a se stessi». Ad esempio: nel cantone non esiste un consolato, e per chi ha delle pratiche da sbrigare, «spesso è un problema» rivolgersi ai consolati di Zurigo e Ginevra o all’ambasciata a Berna. Altre idee nel cassetto: creare in Ticino una ‘antenna’ di albinfo.ch, portale informativ­o con sedi a Losanna e Zurigo che pubblica articoli in albanese, francese e tedesco ma non in italiano; oppure dare una rappresent­anza agli imprendito­ri kosovari, «come è stato fatto nella Svizzera interna», dove «persino i medici kosovari si stanno unendo».

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KEYSTONE Le bandiere kosovara (sin.), albanese e svizzera (nella foto, Sejdiu)

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