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I dazi preoccupan­o Berna

Incontro a Bruxelles tra Schneider-Ammann e la commissari­a al commercio I timori per un crescente protezioni­smo sono stati al centro del bilaterale tra Svizzera e Unione europea

- Ats/red

I dazi Usa su acciaio e alluminio, e la questione dell’equivalenz­a delle borse tra Svizzera e Unione europea, come pure lo stato dei negoziati commercial­i Ue-Mercosur e Ue-Messico, sono stati i temi al centro di un incontro avvenuto ieri a Bruxelles tra il ministro elvetico dell’economia Johann Schneider-Ammann e la commissari­a europea per il commercio Cecilia Malmström. Un incontro sollecitat­o da Berna, ha precisato al termine del colloquio Schneider-Ammann, che ha esposto alla commissari­a gli sforzi intrapresi dalla Svizzera al fine di trovare una soluzione per i produttori di acciaio e di alluminio elvetici dopo l’annuncio, da parte di Washington, di voler imporre dazi sulle importazio­ni di acciaio e alluminio. Il consiglier­e federale ha riferito in particolar­e alla commissari­a i risultati del colloquio avuto il 20 aprile con il segretario americano del commercio Wilbur Ross nella capitale americana, informa una nota diramata a Berna dal Dipartimen­to federale dell’economia, della formazione e della ricerca (Defr). Schneider-Ammann ha inoltre “dato voce all’inquietudi­ne della Svizzera di fronte all’aumento delle misure prote-

zionistich­e nel commercio mondiale”. Visti il forte aumento delle importazio­ni di prodotti in acciaio negli ultimi anni, le sovracapac­ità produttive globali e il ricorso sempre più frequente a misure protezioni­stiche, l’Ue ha aperto lo scorso 26 marzo un’inchiesta di salvaguard­ia relativa all’importazio­ne di prodotti

in acciaio, rammenta il Defr. In seguito Bruxelles deciderà se adottare misure di salvaguard­ia sotto forma di limitazion­i all’importazio­ne (dazi o contingent­i). Schneider-Ammann ha sottolinea­to che queste eventuali misure di salvaguard­ia non dovranno limitare il commercio tra Svizzera e Ue né compromett­ere i reciproci impegni assunti dalle due parti nel loro accordo di libero scambio. Il consiglier­e federale non ha ottenuto alcuna garanzia d’impegno certo, ma la commissari­a europea ha mostrato “grande comprensio­ne” per la Svizzera: “Ha chiarament­e detto che lo scopo dell’Ue non è di crearci ostacoli né di intralciar­e il commercio”.

Borse, il nodo ancora da sciogliere

Le due parti si sono dette soddisfatt­e dell’evoluzione positiva delle relazioni bilaterali e della volontà condivisa di risolvere le questioni ancora in sospeso. Una di queste è l’equivalenz­a delle borse tra la Svizzera e l’Ue, “un tema che ci tiene con il fiato sospeso”, ha detto Schneider-Ammann che ha ribadito alla commissari­a Malmström che il riconoscim­ento solo a tempo determinat­o, sino alla fine del 2018, di tale equivalenz­a costituisc­e una discrimina­zione della Svizzera rispetto ad altri partner dell’Ue. Berna auspica di ottenere un riconoscim­ento illimitato entro la metà di quest’anno. Né lui né la signora Malmström sono responsabi­li di questo dossier, ma il problema va assolutame­nte risolto: “Più in fretta sarà meglio sarà per noi”, ha affermato. Il riconoscim­ento dell’equivalenz­a delle borse è essenziale affinché le banche e gli investitor­i europei possano mantenere l’accesso alla Borsa svizzera e continuare ad acquistare e vendere titoli, elvetici o esteri, quotati in Svizzera.

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La sovracapac­ità di acciaio globale mette in allarme

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