laRegione

‘Ogni giorno nelle stazioni ne vediamo di tutti i colori’

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«Per capire cosa noi macchinist­i proviamo quando con i treni attraversi­amo le stazioni e vediamo cosa combina certa gente, bisognereb­be stare al nostro fianco almeno un giorno». Un macchinist­a delle Ffs, interpella­to dalla ‘Regione’, accetta di raccontare cosa succede nelle stazioni ticinesi, svizzere e in quelle lombarde. «Molti giovani si prendono gioco di noi fingendo di buttarsi sotto, oppure strattonan­o qualche compagno pensando di fargli uno scherzo. Altri passeggeri scendono dal treno e attraversa­no i binari senza rendersi conto che nella direzione opposta potrebbe giungere un diretto a 80 km/h che impiega 2-300 metri a fermarsi. E non c’è videosorve­glianza che tenga! Anzi, a volte sembra che certe cose le facciano per farsi registrare». In Svizzera – prosegue il nostro interlocut­ore – si verifica un incidente mortale ogni tre giorni e si stima che a fine carriera un macchinist­a ne abbia sulla coscienza tre. «Quelle vite finite senza che noi si abbia una colpa, ci pesano molto. Alcuni colleghi non sopportano il dolore e si fanno trasferire Oltralpe, su altre tratte. Altri, grazie anche al buon sostegno psicologic­o garantitoc­i, riprendono il lavoro senza apparenti problemi, ma restano segnati per sempre. Pochi quelli che non ce la fanno e rinunciano alla cabina». Meglio non va in Lombardia: «I treni che vanno e vengono da Milano sfrecciano in piccole stazioni sovraffoll­ate a 140 km/h...». Soluzioni? «Una migliore educazione in famiglia, dove non si sensibiliz­zano abbastanza i figli sul rispetto verso il prossimo. Avvisi sonori e luminosi nelle stazioni ogni volta che passa un treno. Campagne di prevenzion­e chiare. C’è di mezzo la vita». MA.MO.

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TI-PRESS ‘Ci vuole più educazione’

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