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La dieta delle piccole cose

Intervista al biologo Eran Segal sulle potenziali­tà dello studio dei microrgani­smi che vivono dentro di noi

- Di Ivo Silvestro

Studiando il microbiota, l’insieme dei batteri che popolano il nostro intestino e che varia molto tra individui diversi, è possibile capire quali alimenti fanno bene a una persona e quali invece sono da evitare

“Le piccole cose sono di gran lunga le più importanti” spiegava Sherlock a una sua cliente nel racconto ‘Un caso di identità’. Un assioma – così lo definì Arthur Conan Doyle – che vale non solo per il popolare detective ma anche per le scienze biologiche, da alcuni anni alle prese con un nuovo paradigma, in alcuni settori quasi una rivoluzion­e: il microbiota, l’insieme di microrgani­smi che vivono in un determinat­o ambiente, da un terreno agricolo – con impatto anche importante sulla resa delle coltivazio­ni – al nostro corpo, dove tra pelle, intestino, stomaco e bocca «vivono centinaia, se non migliaia di differenti batteri il cui Dna, complessiv­amente, contiene milioni di geni, cento volte di più che nel nostro genoma» ci spiega Eran Segal, biologo computazio­nale del Weizmann Institute of Science, autore di ‘La dieta su misura’, da poco tradotto in italiano da Sperling & Kupfer, e tra i relatori del forum “La nuova era della nutrizione” organizzat­o nei giorni scorsi a Milano dalla Fondazione Ibsa di Lugano.

Perché il microbiota e il microbioma, cioè l’insieme dei geni di questi microrgani­smi, sono così importanti?

Questi microrgani­smi sono ovunque: si trovano in ogni parte del nostro corpo che è in contatto con l’esterno, compreso l’apparato digerente, e sono moltissimi: il numero di batteri è di fatto uguale al numero di cellule del nostro corpo. Qualsiasi cosa mangiamo, la mangiano anche i nostri batteri che processano il cibo e possono produrre migliaia, decine di migliaia di metaboliti, molti dei quali vengono assimilati, influenzan­do sistematic­amente vari organi del nostro corpo.

Il microbiota può anche influenzar­e l’efficacia dei farmaci?

Assolutame­nte. Dobbiamo pensare al fatto che viviamo in una relazione simbiotica con questi microrgani­smi. Ci sono importanti ricerche su come l’effi-

cacia della chemiotera­pia dipenda anche dai batteri che abbiamo, perché questi microrgani­smi hanno effetti sui farmaci. E i farmaci che assumiamo hanno effetti sui microrgani­smi.

Con conseguenz­e sugli studi clinici, per i quali diventa necessario prendere in consideraz­ione nuove variabili.

Certamente. Noi e molti altri ricercator­i facciamo molta ricerca sugli effetti del microbiota: conoscere il tuo microbioma può permettere di prevedere se un certo trattament­o sia o no efficace. Questi aspetti vengono sempre più spesso presi in consideraz­ione, e, anche se siamo agli inizi, quando avremo una migliore comprensio­ne del microbioma potremo meglio stratifica­re il campione di uno studio clinico.

Siamo agli inizi per via della complessit­à del microbioma, visto il numero e la varietà dei microrgani­smi…

Sì, è molto complesso: non conosciamo neppure tutti i batteri presenti. La ricerca è iniziata una decina di anni fa, con i migliorame­nti nella tecnologia per il sequenziam­ento del Dna, molto più economica e veloce. Questo ha reso possibile analizzare campioni di microbiota, sequenziar­e ogni frammento di Dna presente e, con un intenso lavoro computazio­nale, ricondurre a quale batterio appartengo­no.

Un’impresa paragonabi­le al Progetto genoma umano che negli anni Novanta sequenziò l’intero patrimonio genetico dell’uomo…

Sì, infatti una decina di anni fa i National Institutes of Health statuniten­si hanno lanciato il Progetto microbioma umano, finanziato con circa 200 milioni di dollari.

Varia molto il microbioma da un individuo all’altro?

Molto: le persone hanno microbiomi molto diversi. In effetti, ci sono più differenze nel microbioma di due individui che nel loro genoma.

E queste differenze da cosa dipendo- no? Le persone di una stessa famiglia o di uno stesso paese condividon­o lo stesso microbioma?

Abbiamo da poco pubblicato una ricerca in cui si mostra come la genetica abbia un’influenza molto piccola sul microbioma e di fatto sia l’ambiente a determinar­lo. Quindi l’alimentazi­one, i farmaci assunti, lo stile di vita, l’attività fisica, l’età. E anche con chi si interagisc­e, perché le persone si trasmetton­o i batteri.

Quindi all’interno di una famiglia, dove non sempre le persone mangiano le stesse cose e hanno comunque stili di vita differenti, saranno diversi anche i microbiomi?

Sì. anche se dal momento che i membri di una famiglia interagisc­ono tra di loro, avranno microbiomi tutto sommato simili. Ma parenti di secondo grado, geneticame­nte vicini ma che solitament­e non vivono vicini, hanno microbiomi molto diversi.

Quanto sono affidabili i risultati di questi studi? Si è detto che questo campo di ricerca è recente: siamo già pronti a poter formulare una dieta personaliz­zata?

Abbiamo buone indicazion­i: possiamo utilizzare il microbioma – insieme ad altri indicatori come il sesso, l’età, esami del sangue eccetera – per prevedere come le persone reagiscono al cibo. Quello che stiamo facendo adesso è vedere se, seguendo una determinat­a dieta per diversi mesi, sia possibile invertire situazioni come il prediabete.

Gli studi che avete fatto sono insomma pronti per funzionare anche fuori dai laboratori?

Sappiamo quale cibo fa bene a quella persona e quale no. Con l’andare avanti della ricerca avremo certamente informazio­ni più dettagliat­e, ma quello che conosciamo lo conosciamo con sicurezza perché ci basiamo sul livello di glucosio nel sangue che è un buon indicatore. Ma qui la vera domanda riguarda il comportame­nto: siamo in grado di dire alle persone che cosa devono mangiare – per davvero, ed è un grande cambiament­o perché prima lo dicevamo ma, ne sono convinto, sbagliando­ci – tuttavia non è detto che le persone cambino davvero abitudini alimentari. Probabilme­nte a molti non importerà e non cambierann­o, ma gli altri, che hanno a cuore un’alimentazi­one sana, adesso avranno buoni consigli su cui basarsi.

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Eran Segal

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