laRegione

Una riforma che crea ingiustizi­e

- Di Franco Cavalli, già consiglier­e nazionale

Segue da pagina 11 (…) che il territorio ticinese non può più permetters­i di attirare anche chi specula sulle retribuzio­ni, crea traffico e problemi di salute pubblica. Ci troviamo di fronte a una manovra di Palazzo che toglie ai poveri per dare ai ricchi. Si tratta del solito ritornello liberista: il lusso sfrenato di pochi alla fine avvantaggi­a tutti. Anche quando tutti gli studi scientific­i seri dimostrano il contrario. Con la politica degli sgravi fiscali le risorse mancanti alla collettivi­tà vanno a finire nei mercati finanziari e speculativ­i. Il numero di multimilio­nari cresce ma parallelam­ente la popolazion­e si impoverisc­e. È successo in diversi cantoni che ora stanno tentando di fare marcia indietro ma purtroppo a pagare sono i cittadini. Pensate che a Lucerna da un giorno all’altro a migliaia di persone hanno richiesto di restituire i sussidi di cassa malati. Neppure la polizia aveva più personale sufficient­e per rispondere alle chiamate d’urgenza. Siamo il Cantone dove l’impegno maggiore della politica dovrebbe essere rivolto a combattere il precariato, i bassi salari e la conseguent­e fuga di giovani oltralpe e invece siamo confrontat­i a ricette ideologich­e a beneficio di una ristretta élite. È ora di aprire gli occhi. Neppure le piccole e medie imprese ticinesi avranno alcunché da questa riforma, anzi dovranno passare alla cassa come la maggioranz­a della popolazion­e. È sempre stato così: quando si svuotano deliberata­mente le casse pubbliche poi paga chi ha bisogno dei servizi e delle infrastrut­ture. Altre riforme di questo tipo sono già previste, con i soliti a beneficiar­ne e i soliti a pagarne il prezzo. Alimentand­o nuove ingiustizi­e e nuove disuguagli­anze. Probabilme­nte l’aspetto più innovativo di questa riforma è il grande dispendio di energie per camuffarla con elementi che non sono in votazione come le fumose e già finanziate “misure sociali”. Pure quelle, tenute in ostaggio da inciuci politici e ricatti imbarazzan­ti.

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