Torna la febbre dell’oro
Chiusa nel 1953 riapre domenica in versione didattica la miniera La Costa di Sessa Su stimolo dell’associazione ‘Acqua Fregia’ torna alla luce, grazie anche al lavoro di molti volontari avviato nel 2000, la storia che fece della regione del Malcantone un
Oggi nei lunghi cunicoli non operano più infaticabili minatori, ma fra una piega e l’altra della roccia è possibile immaginarli ancora nel buio e nel freddo di un lavoro fra i più logoranti: dodici ore sotto terra e una paga oraria di 80 centesimi in media. Un Novecento lontano ma ancora vivo nei documenti e nei ricordi che attestano la presenza della miniera d’oro La Costa di Sessa. Da quelle lunghe gallerie non si estraggono ormai più minerali e metalli preziosi, ma la miniera si è fatta una scuola a cielo aperto (o sarebbe meglio dire sotterranea) lunga due secoli. Dopo la chiusura avvenuta nel 1953, l’input per una riapertura al pubblico – in versione didattica – fu dato nel 2000 dall’associazione ‘Acqua Fregia’. Dopo 18 anni e molto impegno assunto da quanti hanno raccolto il testimone nell’Associazione ‘Miniera d’oro’, quella cava riapre al pubblico domenica (dalle 10.30 accoglienza degli ospiti a cui seguiranno i discorsi ufficiali e l’inaugurazione con taglio del nastro e benedizione della statuetta di santa Barbara; il pomeriggio sarà invece dedicato alle attività ricreative, dalla ricerca dell’oro nel fiume Lisora alla visita della zona mineraria). Dopo aver reso agibile l’entrata (sommersa da un franamento), messo in sicurezza il cunicolo, evacuata l’acqua e posato l’impianto elettrico, la miniera è dunque tornata a nuova vita. La visita, possibile tramite prenotazione sul sito
sarà supervisionata da una delle quaranta guide che si sono messe a disposizione. Collegato per tematica, ma entità separata, è anche il Museo della miniera d’oro, presente a Sessa con una ricca collezione di reperti che vanno dall’equipaggiamento ai piani, dai libri contabili ai racconti drammatici (qui morirono due operai). Materiale didattico e informativo è anche presente al primo piano della casetta alle porte della miniera.
Traguardo: 5’000 visite l’anno
«L’obiettivo – hanno svelato i traguardi il presidente e il segretario, Enzo Cabra e Alfonso Passera –, è quello di raggiungere le 5’000 visite l’anno». I costi contenuti in mezzo milione di franchi – hanno sottolineato i promotori – «sono stati possibili grazie alla preziosa rete di sostegno di aziende ed enti, e agli sponsor, senza dimenticare il grande lavoro portato avanti dai volontari per un totale, in difetto, di 4’800 ore».
Da ottobre scorso si è iniziato, con alcuni gruppi, a testare il grado di preparazione delle guide e tutto quanto comporta la sicurezza dentro e fuori la miniera. I visitatori (fra settembre e marzo) sono stati 631: «La visita della miniera – non hanno mancato di rilevare ieri alla conferenza stampa di presentazione
– si limita alla parte principale lunga 356 metri, dalla quale si possono osservare numerose gallerie secondarie con pozzi, strutture e macchinari che servivano all’estrazione. Lo stato delle gallerie è buono e la temperatura è di 12 gradi, costante estate e inverno». Pur ancora ricco di metalli il terreno non è stato più sfruttato, anche perché nel 1983 una nuova richiesta di ricerca fu pesantemente contrastata a livello locale, soprattutto per paura di possibili inquinamenti legati ai processi di estrazione e raffinamento dell’oro e dell’argento, tanto che la compagnia (la canadese Narex) abbandonò il campo.