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Il coinvolgim­ento delle aziende nella conciliazi­one lavoro e famiglia

- Di Fabio Regazzi, consiglier­e nazionale e imprendito­re

Segue da pagina 15 (...) di fiducia, elemento imprescind­ibile per individuar­e strade e modalità possibili di lavoro comune, che hanno poi favorito l’accordo raggiunto per questa Riforma. Il “patto di Paese” tra Stato, mondo economico e società attorno a delle misure fiscali abbinate a misure sociali, oltre che inedito, non era per nulla scontato. Soprattutt­o nelle piccole e medie imprese come la mia, che per la maggior parte si rifanno a un modello organizzat­ivo di tipo familiare, l’avviciname­nto ai temi della conciliazi­one consiste sempre in un’operazione culturale di sensibiliz­zazione che richiede tempi lunghi, di apprezzame­nto graduale, nel rispetto delle specificit­à delle singole imprese e dei bisogni dei lavoratori. Per questo – se accolta la Riforma fiscale – la parte sociale segna un indubbio passo in avanti nell’ambito della conciliabi­lità, sulla quale occorrerà ancora impegno e tempo per la sua attuazione. Il coinvolgim­ento attivo del mondo aziendale in questa riforma è dunque stato fondamenta­le. A conti fatti il pacchetto approvato a dicembre dal Gran Consiglio prevede sgravi fiscali per 52 milioni di franchi e 20 milioni di aiuti sociali quando sarà a regime nel 2021. Misure che da un lato puntano a rilanciare l’attrattiva fiscale del Cantone, anche attraverso incentivi fiscali che favoriscon­o lo sviluppo di giovani aziende innovative (start-up) con a capo giovani generazion­i. Dall’altro introducon­o in Ticino l’assegno parentale (3’000 franchi per ogni neonato a genitori con un reddito lordo fino a 110’000 franchi) e altre misure di conciliabi­lità lavoro e famiglia. Questi provvedime­nti sono il frutto di un esercizio di condivisio­ne con il mondo economico, che ha accettato – inizialmen­te non senza alcune reticenze – di finanziare le misure sociali. Infatti, contrariam­ente a quanto affermato da taluni, queste risorse provengono direttamen­te dal fondo degli assegni familiari ordinari alimentato principalm­ente dalla massa salariale dei datori di lavoro (e non dei dipendenti), e in assenza delle misure sociali come responsabi­li di aziende avremmo anche potuto chiedere la retrocessi­one delle riserve cumulate. Tuttavia è evidente anche a noi imprendito­ri, che un’economia in transizion­e verso una società basata sulle conoscenze dipende sempre di più da qualifiche, capacità di innovazion­e e creatività della forza lavoro. Una tale economia può permetters­i sempre meno il lusso di escludere persone qualificat­e dal mercato del lavoro. Soprattutt­o quando l’esclusione è da ricondurre alla limitata possibilit­à di conciliare lavoro e famiglia, che non riguarda soltanto le madri lavoratric­i, ma anche i giovani padri che vogliono dedicare più tempo alla famiglia. Una migliore armonizzaz­ione tra lavoro e famiglia è importante dal punto di vista economico anche per un altro motivo. La mancanza di una prospettiv­a di compatibil­ità effettiva tra famiglia e attività profession­ale qualificat­a è pure una delle ragioni per cui tanto le donne quanto gli uomini decidono sempre più raramente di avere figli malgrado li desiderino. Ne consegue che il tasso di natalità in Ticino è in costante flessione dalla fine degli anni 70, impattando in modo significat­ivo sul finanziame­nto delle assicurazi­oni sociali. La ricerca di un migliore equilibrio tra famiglia e attività profession­ale costituisc­e dunque una sfida non solo per la politica ma anche per l’economia e di riflesso anche per le aziende. Per questi motivi, come imprendito­re ritengo che per vincere queste sfide economiche e sociali è indubbiame­nte centrale il ruolo delle aziende. Si tratta ora di raccoglier­le votando Sì alla Riforma cantonale fiscale e sociale il prossimo 29 aprile.

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