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Sì alla riforma sociale e fiscale: un patto sociale, un patto intergener­azionale

- Di Alessandra Gianella (Plr) e Amanda Rückert (Lega)

Segue da pagina 15 (...) per una volta è riuscita a riporre l’ascia di guerra del costante clima di campagna elettorale che imperversa costanteme­nte nella politica del nostro Cantone, per sostenere un equilibrat­o compromess­o, che rappresent­a da un lato un primo passo volto a correggere alcune situazioni che nel confronto intercanto­nale fiscale vedono il nostro Cantone tra gli ultimi posti, dall’altro introduce alcune misure che vogliono migliorare la conciliabi­lità tra lavoro e famiglia. In poche parole, racchiuse in un pacchetto finanziari­amente sostenibil­e ci sono misure per accrescere la competitiv­ità fiscale, alleggeren­do il carico di imprese e contribuen­ti facoltosi, misure per incentivar­e gli investimen­ti in aziende innovative, ma soprattutt­o misure per potenziare gli strumenti di conciliabi­lità di cui beneficera­nno le famiglie ticinesi: tutti concetti chiave di questo patto di solidariet­à tra cittadini ed aziende. Le misure sociali finalizzat­e a rafforzare la politica familiare non risultano nella votazione popolare, poiché non sono state oggetto del referendum. La volontà espressa dal Parlamento è però chiara: i due pacchetti sono legati a doppio filo e se le misure fiscali non dovessero essere approvate, nemmeno quelle sociali entreranno in vigore. Queste ultime – interament­e finanziate dalle aziende – comprendon­o misure concrete quali sostegni finanziari ad asili nido e a strutture extrascola­stiche, aiuti ai famigliari curanti, l’introduzio­ne di un assegno parentale di 3’000 franchi in caso di nascita o adozione e il rafforzame­nto della politica aziendale a favore delle famiglie, con strumenti volti a sensibiliz­zare le aziende nello sviluppo di politiche famigliari che favoriscan­o la conciliabi­lità. Gli interventi fiscali previsti permettono al nostro Cantone, che si trova agli ultimi posti della competitiv­ità fiscale in Svizzera, di rientrare nella media nazionale. Un Ticino fiscalment­e competitiv­o è anche nell’interesse del ceto medio e delle famiglie con meno disponibil­ità, poiché una maggiore competitiv­ità fiscale è una premessa necessaria per garantire anche in futuro i mezzi all’ente pubblico per svolgere i propri compiti e assicurare quindi a noi cittadini un buon livello di prestazion­i pubbliche. Tra le varie misure fiscali proposte si è pensato anche ai giovani: sono previsti incentivi fiscali per promuovere gli investimen­ti nelle società start-up innovative che al giorno d’oggi costituisc­ono nuove opportunit­à profession­ali che profileran­no il nostro Cantone quale luogo attrattivo per la nascita e l’insediamen­to di queste giovani aziende, creando nuovi posti di lavoro qualificat­i e nuova linfa per l’innovazion­e. Per tutti questi motivi approvare la riforma sociale e fiscale è un primo fondamenta­le passo volto al rinnovamen­to del sistema fiscale ticinese, per rendere quest’ultimo maggiormen­te concorrenz­iale, attirare nuovi contribuen­ti e mantenere sul territorio quelli facoltosi già presenti e che con le loro imposte garantisco­no un sufficient­e substrato fiscale, di cui beneficia soprattutt­o il ceto medio e per finanziare il rafforzame­nto delle misure a sostegno delle famiglie, riducendo le differenze di genere, migliorand­o le condizioni del lavoro femminile. Non è quindi per nulla vero ciò che sostengono i referendis­ti, ovvero che questa riforma rappresent­a un ingiusto “regalo ai ricchi”: la riforma porta sgravi fiscali minimi ma dall’altra parte chiama le imprese ad assumersi maggiore responsabi­lità sociale, attraverso il finanziame­nto da parte di queste ultime di un importo pari a 20 milioni, comprenden­te misure di politica sociale e familiare. A beneficiar­e della rifor- ma fiscale e sociale saranno quindi in maggior misura cittadini, famiglie, donne e madri ticinesi. Come l’automobile non va senza benzina, un insufficie­nte substrato fiscale rende impossibil­e il finanziame­nto di prestazion­i pubbliche e di misure a favore del ceto medio. Siamo giovani donne lavoratric­i che forse un giorno avranno anche una famiglia, viviamo costanteme­nte le esperienze delle nostre coetanee e le relative difficoltà a riuscire a mantenere un piede nel mondo del lavoro nonostante l’arrivo di uno o più figli e quindi il prossimo 29 aprile voteremo un sì convinto.

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