Merkel da Trump senza illusioni
La cancelliera tedesca negli Usa per salvare l’accordo sull’Iran e fermare i dazi sulle merci europee Dopo i baci e gli abbracci Macron ha dovuto ammettere che il capo della Casa Bianca non rinuncerà a cassare l’intesa con Teheran
Washington – Almeno Angela Merkel non perderà tempo in smancerie. La cancelliera tedesca arriva oggi da Donald Trump e, a differenza di Emmanuel Macron utilizzerà il breve tempo di una visita per tentare di scongiurare l’introduzione dei dazi sulle merci europee annunciata dal presidente Usa. E naturalmente per tentare di convincerlo a non boicottare l’accordo internazionale sul nucleare iraniano. Senza troppe speranze, dopo che il presidente francese, con ancora addosso residui del dopobarba di Trump, ha dovuto ieri ammettere che la sua moral suasion non è servita a farlo ricredere. Anzi, lo stesso Trump si è preso la soddisfazione di affermare che casomai è stato lui a far cambiare idea sull’Iran a Macron... Sull’uno e sull’altro tema sono in gioco i rapporti interatlantici. Il rischio, se Trump dovesse dare seguito ai propri annunci, è quello di una guerra commerciale tra alleati storici e di una rottura del fronte comune su questioni vitali di politica estera e di sicurezza internazionale. Trump e Merkel avranno un faccia a faccia di venti minuti nello Studio Ovale seguito da un pranzo di lavoro. Niente di più. Del resto lo stile pratico e sobrio della cancelliera è molto diverso da quello di Macron, che nella sua missione a Washington ha puntato tutto sullo charme ma senza ottenere un granché. Inoltre i rapporti tra Merkel e Trump sono da sempre molto più freddi, e tutti ricordano come poco più di un anno fa, sempre alla Casa Bianca, i due leader davanti alle telecamere non si diedero nemmeno la mano. Da allora i rapporti non sono migliorati, anzi: Merkel arriva a Washington più debole politicamente di un anno fa, mentre Trump non dimentica che la Germania si è sfilata dai raid in Siria. Ma Berlino resta pur sempre un partner economico importante per gli Usa, dando lavoro in questo Paese a circa 700mila persone. Molte in quel settore dell’auto che Trump ha minacciato di colpire con nuovi dazi, oltre a quelli imposti su acciaio (25%) e alluminio (10%) che, in mancanza di novità, dovrebbero scattare fra quattro giorni anche per l’Europa. Quanto all’Iran, la data da tenere a mente è quella del 12 maggio, quando Trump annuncerà la decisione se ritirarsi o no dall’intesa siglata (insieme a Cina, Russia, Francia, Germania e Regno Unito) con Teheran nel luglio del 2015 per fermare il suo programma nucleare. “Posso assicurare che non c’è ancora alcuna decisione presa”, ha affermato il capo del Pentagono James Mattis poche ore prima dell’arrivo di Merkel. E non si sa se sia una buona notizia.