Merkel non fa il miracolo
Washington – Ore e ore di volo transatlantico, e solo due di faccia a faccia con Donald Trump. La visita di Angela Merkel a Washington sembra essere servita soltanto a certificare la distanza tra Europa e Stati Uniti su dazi, Iran e altre amenità.
Del resto, aveva concluso altrettanto poco Emmanuel Macron tornato a Parigi con le spalle ammaccate per le troppe pacche con cui lo ha onorato Trump. A Merkel sarebbe occorso un miracolo, considerato il clima di sostanziale gelo tra i due.
Trump dunque, salvo clamorose sorprese, dal primo maggio farà scattare le nuove tariffe sulle importazioni di acciaio (25%) e di alluminio (10%) anche nei confronti dell’Europa, respingendo così la richiesta di un’esenzione permanente avanzata nuovamente da Merkel a nome di tutta l’Unione europea.
Trump vuole più concessioni dai partner commerciali, e senza di queste è deciso a tirare dritto sulla sua strada, anche a costo di una vera e propria guerra commerciale tra le due sponde dell’Atlantico.
Quanto a Teheran, invece, è molto probabile che entro fine mese il presidente americano annunci il ritiro degli Usa dall’intesa sul nucleare, sancendo così una nuova rottura con gli alleati d’Oltreoceano.
Nel corso della conferenza stampa congiunta la distanza tra i due leader, al di là delle parole di circostanza, è apparsa con chiarezza. Merkel ha ammesso che «la decisione sui dazi è nella mani del presidente Trump». Mentre quest’ultimo ha ribadito con forza il suo imperativo: «Basta squilibri commerciali con l’Unione europea, serve reciprocità», quella che secondo lui manca, a svantaggio dell’economia e dei posti di lavoro americani.