Atti sessuali, genitori condannati
È stata una colpa grave quella dei genitori. Hanno ripetutamente coinvolto il figlio minorenne nei loro atti sessuali. Non solo. Hanno consumato rapporti sessuali completi alla presenza, nel letto di casa, del secondo figlio, quello più piccolo. Hanno costretto una collega di lavoro della donna a posare con pochi vestiti addosso mentre la coppia le scattava fotografie. E nel computer dell’uomo è stato trovato un video di atti sessuali fra persone e animali. Questo, il succo della vicenda che è approdata in aula penale ieri mattina a Palazzo di giustizia. Il presidente della Corte delle assise correzionali di Lugano Amos Pagnamenta ha condannato la coppia sposata infliggendo 14 mesi di reclusione all’uomo e 7 mesi di carcere alla moglie. Entrambe le pene sono state sospese con la condizionale per due anni. La coppia residente nel Luganese ha ammesso i fatti avvenuti nella casa d’abitazione, in un’occasione nel 2008, nelle altre fra il 2012 e il 2015. Lui, 47 anni, nessun precedente penale, ha riconosciuto di aver sbagliato nel filmare l’atto sessuale alla presenza del figlio maggiore che aveva meno di 16 anni. Si è detto pentito per aver consumato rapporti con la moglie di fronte al figlio minore. L’uomo è stato condannato anche per pornografia per il video di atti sessuali fra persone e animali trovato dagli inquirenti sul suo Pc. Entrambi gli imputati si sono detti pentiti di quanto fatto. L’entità della pena è stata concordata con il consenso delle avvocate Maria Galliani e Sandra Xavier. Il giudice ha inflitto una pena inferiore alla moglie rispetto a quella del marito per via della perizia psichiatrica che ha attestato la grave scemata imputabilità della donna che sta peraltro seguendo un trattamento psicologico. La coppia è stata ritenuta colpevole pure del reato di coazione per aver obbligato la collega della donna a posare seminuda mentre le scattava fotografie. Come messo in evidenza dal giudice che ha confermato l’atto d’accusa della procuratrice pubblica Chiara Borelli, il comportamento dei genitori ha perturbato lo sviluppo di entrambi i figli che sono collocati in apposite strutture. Nella vicenda è stata infatti coinvolta anche l’autorità regionale di protezione, la cui avvocata ha chiesto alla Corte di riconoscere un risarcimento per torto morale di 15mila franchi per ciascun figlio. Richiesta che però il giudice ha ridotto a 500 franchi.