laRegione

Una Haute Route senza ritorno

- a cura di Erminio Ferrari e Daniela Carugati

Sono sinora sei le vittime della tragedia avvenuta tra domenica e lunedì sulla Pigne d’Arolla, dove un gruppo di sciatori alpinisti impegnati della traversata Chamonix-Zermatt è stato bloccato da una tempesta di neve a brevissima distanza dalla Cabane des Vignettes

È stabilito a sei morti il bilancio di vittime del dramma consumatos­i tra domenica e lunedì nella regione di Arolla, in Vallese. Ieri è morta anche Kalina Damyanova, di nazionalit­à bulgara, di 52 anni, ricoverata per una grave ipotermia. Tre persone – un ticinese di 72 anni, una donna italiana di 43 anni e una francese di 56 – versano ancora in condizioni critiche. Una di loro si trovava ieri sera tra la vita e la morte, ha reso noto la Polizia cantonale vallesana. Gli altri cinque deceduti sono tutti italiani, tra cui la guida alpina Mario Castiglion­i, che aveva organizzat­o la traversata assieme alla moglie (la cittadina bulgara morta ieri) ed Elisabetta Paolucci, 44 anni, Marcello Alberti, di 53 anni, e Gabriella Bernardi, 53 anni, questi ultimi marito e moglie, tutti e tre di Bolzano e amici da tempo. Elisabetta Paolucci, insegnante di italiano, poco prima della traversata aveva scritto: “Parto domani per la mia grande avventura”.

Mai arrivati

Gli alpinisti, in totale quattordic­i, facevano parte di due comitive diverse, impegnate nella classica traversata scialpinis­tica Chamonix-Zermatt. I due gruppi erano partiti domenica dalla Cabane des Dix (2’928 metri) alla volta della Cabane des Vignettes in prossimità della quale sono stati bloccati da una violenta tempesta (in un primo tempo, fonti di stampa avevano informato che il gruppo Castiglion­i era diretto al Rifugio Nacamuli, sul versante italiano, e che avrebbe deviato verso il Col des Vignettes a causa del maltempo). Un peggiorame­nto delle condizioni meteo (con venti fino a 80 chilometri orari e una temperatur­a percepita di venti gradi sotto zero) ha impedito di raggiunger­e la Cabane des Vignettes – a 3’157 metri di quota fra la Pigne d’Arolla e il Mont Collon – e costretto le due comitive a trascorrer­e la notte all’aperto, con temperatur­e scese a meno 20 gradi, quando Castiglion­i era già morto cadendo dalle rocce nel tentativo di raggiunger­e il rifugio per chiedere soccorsi. L’allarme è perciò stato dato solo lunedì mattina verso le 6.30 su segnalazio­ne del guardiano della capanna alpina, avvertito, secondo alcune ricostruzi­oni, da due sciatori che avevano raccolto le grida con le richieste di aiuto del gruppo di dispersi. Subito è stata avviata una vasta operazione di ricerca cui hanno preso parte sette elicotteri di Air Glaciers, Air Zermatt e Rega, nonché diversi medici e guide alpine. Al momento del ritrovamen­to gli escursioni­sti – italiani, francesi e tedeschi – soffrivano di ipotermia. Verso le 12.30 di ieri gli alpinisti erano già stati trasportat­i in diversi ospedali della regione.

Una guida esperta

La traversata, partita il 26 aprile, avrebbe dovuto terminare proprio ieri, ed era stata organizzat­a dalla Mlg Mountain Guide di Chiasso, un cui contitolar­e era proprio Mario Castiglion­i. Castiglion­i, alpinista con una vasta esperienza sulle Alpi e sui gruppi extraeurop­ei, dal Caucaso, alle Ande all’Himalaya (con due “ottomila” all’attivo), conosceva molto bene la Chamonix-Zermatt, lungo la quale aveva accompagna­to più volte numerosi clienti. “Era una persona di 59 anni con una forza e un’energia che neanche i ventenni hanno. Un personaggi­o unico”. Così lo ha ricordato l’aspirante guida alpina Marco Bigatti, da poco entrato alla Mlg Mountain Guide. “Non so quante guide – ha detto Bugatti citato dall’Ansa – abbiano all’attivo così tanti giri in tutto il mondo. Ha lavorato in tutte le discipline, soprattutt­o sullo sci, andando ovunque a fare scialpinis­mo”.

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La Pigne d’Arolla, teatro del dramma, a lato Mario Castiglion­i e la moglie Kalina

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