Alla ricerca di una spiegazione
A ormai 48 ore dal dramma, si moltiplicano, si sprecano, le domande e le speculazioni sulle ragioni che lo hanno originato. Le dichiarazioni dell’alpinista italiano sopravvissuto, in particolare, sembrano destinate ad alimentare più di una polemica. “Era una gita difficile non da fare in una giornata dove alle 10 sarebbe iniziato il brutto tempo”, ha detto Tommaso Piccioli. Una tacita accusa alla guida che conduceva il gruppo, che tuttavia non può difendersi perché è morta nel generoso tentativo di raggiungere il rifugio e chiedere aiuto. In effetti, le condizioni meteo potevano indurre a rinunciare all’uscita. Ma si tratta di una considerazione a posteriori e che non tiene conto delle valutazioni compiute da una guida sperimentata come Castiglioni. Anche Robert Bolognesi, direttore del sito specializzato MétéoRisk, interpellato da ‘Le Nouvelliste’, ha precisato che “per escursionisti esperti, allenati e ben equipaggiati, simili condizioni potevano essere sicuramente problematiche ma non impensabili”. Mentre sarebbe stato impensabile per una cordata inesperta. E se si guarda al curriculum delle vittime non sembrerebbe il caso. Mentre, a fugare possibili disinformazioni, la polizia vallesana ha dichiarato che tutti gli alpinisti coinvolti erano adeguatamente equipaggiati Anche Pierre Mathey, segretario generale dell’Associazione delle guide alpine svizzere, sentito dallo stesso giornale, ha invitato alla prudenza, ipotizzando che al peggioramento delle condizioni meteo si siano sommate altre circostanze. Anzi, che le prime abbiano determinato le seconde. Ma soprattutto, secondo le ipotesi avanzate da alpinisti del rango di Silvio Mondinelli (ascoltato dalla Rsi) e anche dalla testimonianza di Piccioli, emerge che proprio la morte della guida abbia determinato uno smarrimento fatale in un gruppo già provato dalla fatica e dall’improvviso peggioramento del tempo. Il procuratore vallesano Ludovic Schmied ha aperto un’inchiesta per verificare cause e dinamiche del dramma.