laRegione

Whiteout, la bufera che non lascia scampo

-

Forse, detto in inglese – whiteout – fa ancora più paura, ed è di questo estremo fenomeno meteorolog­ico che sembrano essere stati vittime gli alpinisti morti a pochi passi dalla Cabane des Vignettes. Mutuato dalla terminolog­ia relativa agli spostament­i attraverso le distese ghiacciate nelle aree polari, il whiteout definisce in sostanza una violentiss­ima, e sovente improvvisa, bufera di neve, nel corso della quale precipita la temperatur­a, ma soprattutt­o si annulla la visibilità. Peggio: viene di fatto annullata la percezione del terreno su cui ci si muove, al punto da indurre un disorienta­mento totale in chi vi si trovi nel mezzo. Un’esperienza nota e temuta da chi ha pratica di alta montagna, per uscire salvi dalla quale, spesso, non è sufficient­e la competenza alpinistic­a, quando vi si assommano la stanchezza o l’ora tarda. Non in tutte le situazioni, inoltre, è possibile fermarsi e cercare di scavare una truna nella neve (in casi estremi calarsi in un crepaccio) per mettersi al riparo. Lo ha ricordato anche Reinhold Messner, interpella­to ieri sulla dinamica e sulle eventuali responsabi­lità della tragedia consumatas­i sulle Alpi vallesane. “Quando ti trovi nel whiteout – ha detto all’Ansa – non c’è colpa, perché non si vede più niente. In simili condizioni, se metti una mano sul viso, la vedi, ma i piedi no. Ci si può trovare a soli cento metri da un rifugio ed è impossibil­e trovarlo”. “È una situazione che ho vissuto almeno cento volte – ha aggiunto Messner –. Col vento forte e il freddo, come ho capito che è successo in Svizzera, se non hai un’esperienza estrema perdi la testa. La bufera ti butta giù e la morte è la conseguenz­a più probabile. Pensiamo che i vestiti, le scarpe e i Gps che ci sono adesso ci rendano sicuri, ma la montagna è sempre pericolosa. Servono se puoi arrivare al riparo, ma se ti fermi non bastano come aiuto”.

Newspapers in Italian

Newspapers from Switzerland