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Referendum contro il test della ‘Scuola che verrà’, la Cancelleri­a dello Stato attende dai Comuni le firme

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È scaduto l’altro ieri alle 18 il termine del referendum lanciato dall’Udc e sostenuto dalla Lega contro il credito di 6,7 milioni di franchi stanziato in marzo dal Gran Consiglio per avviare la sperimenta­zione, della durata di tre anni, della riforma ‘La scuola che verrà’. Giovedì scorso il Comitato referendar­io ha consegnato alla Cancelleri­a dello Stato «circa 4’600 firme già vidimate dai Comuni», dice il presidente dei democentri­sti ticinesi Piero Marchesi, contattato lunedì pomeriggio dalla ‘Regione’. «Altrettant­e – aggiunge – sono state trasmesse ai Comuni per essere controllat­e e vidimate». Saranno ora direttamen­te le cancelleri­e comunali, a verifiche ultimate, a trasmetter­e l’elenco delle sottoscriz­ioni a Bellinzona contrarie al test e di riflesso alla riforma voluta dal Dipartimen­to educazione cultura e sport e ritoccata in parlamento. Di regola la Cancelleri­a dello Stato accorda agli enti locali qualche giorno, dopo la scadenza del termine, per l’invio del materiale. Spetterà a lei, alla Cancelleri­a dello Stato, decretare tramite comunicazi­one sul ‘Foglio ufficiale’, in questo caso quello di venerdì della prossima settimana, la riuscita o meno del referendum. Se verrà dichiarato riuscito (servono almeno 7mila firme valide), cosa che parrebbe una formalità stando alle cifre fornite da Marchesi («Un aiuto, spontaneo, nella raccolta delle sottoscriz­ioni lo abbiamo ricevuto anche da alcuni docenti»), saranno i cittadini a pronunciar­si definitiva­mente sul credito – passato in Gran Consiglio grazie al compromess­o fra Plr, Ppd e Ps – e dunque sul test.

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