I dubbi e le conferme di una intesa imperfetta
Vienna – La storia del programma nucleare iraniano è contrassegnata da episodi sospetti che hanno contribuito a minare la fiducia internazionale sulle reali intenzioni di Teheran. O almeno ad alimentare una propaganda pregiudizialmente ostile all’intesa del 2015, fortemente voluta da Barack Obama. Nel 2003, in particolare, l’Aiea venne a conoscenza di migliaia di centrifughe per l’arricchimento dell’uranio già installate nell’impianto di Natanz solo grazie a informazioni dei Mojaheddin del Popolo, il principale gruppo armato di opposizione al regime iraniano. E questo nonostante che Teheran fosse obbligata a fornire ogni informazione sulle sue attività come firmataria del Trattato di non proliferazione nucleare (Tnp). Anche l’esistenza dell’impianto di Fordow, sotto una montagna a una trentina di chilometri da Qom, venne rivelata nel settembre del 2009, molto tempo dopo l’avvio della sua realizzazione. L’accordo del 2015 prevede la riduzione da diecimila a 300 chilogrammi delle scorte iraniane di uranio arricchito (al livello massimo del 3,67%) negli impianti di Natanz e Fordow, i due siti impiegati appunto per questa attività. Le centrifughe usate per l’arricchimento dovevano essere ridotte da 19mila a circa 6’000, di cui 5’000 a Natanz e 1’000 a Fordow, al solo scopo di ricerca. Per quanto riguarda un altro impianto sensibile, il reattore ad acqua pesante di Arak, l’Iran ha accettato di modificarlo per ridurre al minimo la produzione di plutonio. Allo stato attuale l’Aiea non ha però segnalato violazioni dell’accordo da parte di Teheran.