Quel maggio raccontato dalla stampa ticinese e dagli studenti
“Dall’oasi di pace elvetica, gli avvenimenti che hanno portato allo spargimento di sangue, alle deplorevoli violenze, agli scontri e ai tumulti nelle varie capitali riescono di assai difficile comprensione”. Così scriveva ‘Interim’ in un corsivo – dal titolo ‘Studenti sulle barricate’ – pubblicato sulla prima pagina del ‘Corriere del Ticino’ il 18 maggio 1968. E aggiungeva: “La calma degli studenti svizzeri può sembrare indifferenza soltanto ai non avvertiti”. Il CdT seguiva con pacata attenzione quanto stava capitando in quel mese, il maggio, in mezza Europa. Molta attenzione ai fatti parigini veniva data anche da ‘Il Dovere’ che il 15 maggio titolava, taglio basso in prima pagina, “Le agitazioni studentesche in Francia si sono estese a macchia d’olio”. Le notizie su quanto stava capitando in quei giorni nelle scuole ticinesi, in generale sono scarse. Il 21 maggio nel ‘Notiziario cantonale’ del CdT si pubblica un trafiletto dove si lancia “Un pomeriggio di discussione organizzato da La Scuola” – società dei maestri liberali ticinesi – sulle nostre agitazioni studentesche, recita l’occhiello. L’appuntamento è a Bellinzona per capire e “formulare proposte concrete di riforme possibili”. Primo tema in discussione: “Quale valore politico e culturale è da attribuire alle manifestazioni degli studenti?”. Ma c’è chi segue sin dall’inizio la protesta ticinese ed europea, Est compreso: è ‘Libera Stampa’ che il 3 maggio riporta all’interno un articolo dal titolo: ‘Congresso degli studenti’ dove si precisa che un gruppo di allievi “vede la necessità di indire un Congresso generale di tutte le scuole secondarie del Cantone”. E già in marzo, con i “fatti” nell’aula 20 della Magistrale locarnese, si pubblica in prima pagina una presa di posizione del Pst sui “Problemi della Scuola Ticinese” con esplicito riferimento alla protesta degli studenti alla Magistrale. Leggiamo: “L’agitazione in sé non deve inquietare. Anzi, è da considerare un atto di coraggio...”. Come stava capitando in tutta Europa, solo i partiti di sinistra – seppur con molte differenze fra l’uno e l’altro, e fra paese e paese – colsero il vento di cambiamento che stava soffiando dentro l’istituzione scolastica. Per quanto soprattutto all’inizio di quel maggio, almeno in Ticino, si presentò come una protesta apartitica, scevra da ideologie. Si parlava piuttosto di libertà. “L’occupazione – si leggeva nel comunicato stampa degli occupati dell’aula 20 della Magistrale – è il mezzo estremo per portare avanti e far valere la nostra azione in favore di una scuola democratica”. E in un altro testo si poteva leggere: “Rivendichiamo la spoliticizzazione della nostra scuola”.