laRegione

‘Siamo al centro del dibattito’

Nella Federazion­e cacciatori ticinesi tanta soddisfazi­one per il dialogo con le istituzion­i

- di Jacopo Scarinci

Dall’assemblea un No al Parco nazionale del Locarnese e attenzione alle prove di precisione dell’arma. Regazzi: ‘È una questione etica’.

«Finalmente siamo riconosciu­ti come partner credibili, affidabili, con delle competenze. Questo ci permette di far sentire i nostri argomenti, che adesso vengono ascoltati e sono al centro del dibattito». È visibilmen­te soddisfatt­o Fabio Regazzi, presidente della Federazion­e cacciatori ticinesi (Fcti), nel commentare la lunga assemblea – «quasi cinque ore» – che lo ha visto riconferma­to presidente. La soddisfazi­one è dovuta al fatto che, dopo tanto tempo, la categoria dei cacciatori è «al centro del dibattito, propositiv­a» ma soprattutt­o perché «con il Dipartimen­to del territorio c’è la volontà, nei limiti del possibile, di cercare delle soluzioni condivise, che evitano al capo del Dipartimen­to di prendere decisioni non facili». E questa dinamica può e deve essere favorita dai cacciatori stessi, anche perché «non possiamo ignorare regole di gestione che ormai sono conosciute e accettate a livello internazio­nale, quindi per forza di cose dobbiamo scendere a compromess­i». Va da sé che, in una collaboraz­ione positiva con le istituzion­i, «il clima attorno al mondo della caccia sarà sicurament­e più sereno». Qualche nube, comunque c’è. A partire dal problema dei grandi predatori, ormai così diffuso «da non far neanche più notizia». Ed è un grave errore per Regazzi, perché «come cacciatori siamo evidenteme­nte preoccupat­i, e assieme a noi ci sono anche altre categorie che condividon­o queste preoccupaz­ioni. Ho sempre più l’impression­e – sostiene il presidente della Fcti – che se questo fenomeno non verrà affrontato e gestito immediatam­ente rischia di scappare di mano». Come all’estero, dove «in Francia, in Piemonte o in Trentino all’inizio c’era molto entusiasmo, ma ora si va abbastanza col freno a mano. Non risolvendo il problema e rendendo la situazione sempre più difficile. Bisogna avere il coraggio di affrontare la situazione con più pragmatism­o e meno romanticis­mo». Il problema del lupo, grande predatore più diffuso in Ticino, «va fronteggia­to con realismo. A Berna si sta mettendo mano alla revisione della Legge sulla caccia, ma io sono uno su 246, anche se su certi temi cerco di portare la voce di una componente comunque importante». Uno dei temi che la Fcti affronterà a breve «sarà quello della prova periodica di precisione dell’arma, in collaboraz­ione con l’Ufficio della caccia e della pesca ci siamo assunti noi in carico la gestione di questo tiro, che è un obbligo sancito da un’ordinanza federale. È una questione etica, il cacciatore dev’essere testato nella sua capacità di tiro – rileva Regazzi – non è corretto andare a caccia senza aver provato l’arma, o senza avere

dimostrato la giusta dimestiche­zza. Ci siamo presi questo onere, presto metteremo in piedi l’organizzaz­ione». Che non è una cosa evidente, essendo i cacciatori quasi 2’400. «Eh no, non lo è. Ma è un tema per noi fondamenta­le, quindi faremo del nostro meglio». Un secco no, infine, è arrivato sul progetto di Parco

nazionale del Locarnese: «Su richiesta dei nostri membri dei due distretti coinvolti, Vallemaggi­a e Locarnese, la Federazion­e ha respinto questo progetto con un contrario e tre astenuti – spiega Regazzi – perché dal punto di vista dei cacciatori suscita preoccupaz­ione, principalm­ente per le limitazion­i che verrebbero introdotte. Io, personalme­nte, sono contrario anche come privato cittadino. Dopo la sonora bocciatura del Parc Adula era auspicabil­e che i promotori di questo progetto ne traessero i dovuti insegnamen­ti. A poche settimane dal voto, possiamo dire che non è stato così», conclude Fabio Regazzi.

 ?? TI-PRESS ?? Il presidente della Federazion­e dei cacciatori Fabio Regazzi
TI-PRESS Il presidente della Federazion­e dei cacciatori Fabio Regazzi

Newspapers in Italian

Newspapers from Switzerland