Di Maio fa un passo indietro
Il leader M5S propone a Salvini di scegliere insieme un premier ‘terzo’. Resta il veto su Berlusconi
Il capo politico dei 5 Stelle rilancia l’accordo con la Lega, (non con Forza Italia) e chiude al governo tecnico. Oggi 3 round di consultazioni al Quirinale.
Roma – L’ultimo tentativo. Luigi Di Maio fa un passo indietro, per la prima volta pubblicamente, dalla premiership e invita Matteo Salvini a scegliere un nome terzo, “politico”, per un governo M5S-Lega. Silvio Berlusconi deve starne fuori, è l’unica condizione ribadita da Di Maio. Su questo scoglio si era infranta l’intesa, due settimane fa. Ma alla vigilia dell’ultimo giro di consultazioni al Quirinale, con la prospettiva di un governo del presidente (gradito a Fi e Pd) o il voto (voluto da M5S e Lega), la partita è riaperta. Perché al bivio, il Cavaliere potrebbe dare, con le dovute garanzie da parte di Salvini, l’appoggio esterno al governo giallo-verde. Un vertice a Palazzo Grazioli all’ora di cena, di Berlusconi con Salvini e Giorgia Meloni, è il momento dei responsi. A loro la palla dopo la mossa di Di Maio, che in un’intervista Tv si dice pronto a un passo indietro dalla premiership, per fare con la Lega un governo che assicuri il via libera a “reddito di cittadinanza, abolizione della legge Fornero e legge anticorruzione”. L’alternativa, avverte Di Maio, è solo il voto, perché M5S e Lega dicono No a governi tecnici o del presidente. Ma l’opzione di un governo di tregua resta sul tavolo di Sergio Mattarella. Il presidente della Repubblica riceverà oggi tutti i partiti per un ultimo giro di consultazioni. Se M5S e centrodestra gli porteranno l’accordo, con il nome del premier terzo e i numeri per sostenerlo, darà il via libera alla nascita di un esecutivo politico. In caso contrario, farà la sua mossa incaricando una personalità che si presenti alle Camere per la fiducia. Se non la ottenesse, per il No netto di M5S e Lega, il governo del presidente resterebbe in carica per gli affari correnti fino al voto, a luglio o ottobre. “Prima delle urne siamo pronti a votare un decreto ‘manovrina’ per scongiurare l’aumento dell’Iva”, dice Di Maio, assicurando al Colle che M5S si impegna a evitare il rischio che il protrarsi della crisi porti all’esercizio provvisorio di bilancio. Prima, però, l’ultimo tentativo. Di Maio è pronto ad accettare di sostenere un governo con un premier “terzo”, anche della Lega e anche con i voti di FI, purché il Cavaliere stia fuori dall’esecutivo. In prima battuta, gli “azzurri” respingono l’offerta al mittente. Ma Salvini mostra apprezzamento per la mossa di Di Maio. Voglio tenere unito il centrodestra, assicura il leader leghista a Berlusconi. Ma prima sull’aereo che li porta entrambi da Milano a Roma, poi nel vertice a Palazzo Grazioli, gli pone l’alternativa: si va uniti al Quirinale o a dire Sì al governo con il M5S o a chiedere il voto. Ma en-
trambe le opzioni, secondo fonti di FI, metterebbero di fatto Berlusconi all’angolo, stretto da un’Opa strisciante della Lega. Non sarebbe invece sostenibile, per Salvini, l’idea del Cavaliere di appoggiare un governo del presidente nell’attesa di creare in Parlamento le condizioni per la nascita di un esecutivo di centrodestra. Se l’accordo con Di Maio si facesse, ipotizzano nel centrodestra, si potrebbero chiedere un premier come Giancarlo Giorgetti, e Salvini si farebbe garante dell’alleato. Di Maio, intanto, si prepara all’ipotesi alternativa. E a una campagna elettorale in cui evocherebbe un “rischio per la democrazia rappresentativa” generato “dall’esclusione” dal governo del M5S.