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Città fra libertà e rosario

Il sindaco Borradori: ‘Nessun passo indietro a meno di un ricorso o se riformulan­o la richiesta’ Il Municipio non concede la piazza a Helvetia Christiana nei giorni del Pride e la decisione fa discutere

- Di Alfonso Reggiani

«Nessun passo indietro. Si potrebbe valutare se facessero ricorso o riformulas­sero la richiesta». Parola del sindaco di Lugano Marco Borradori. Il caso è quello relativo alla richiesta di autorizzaz­ione di Helvetia Christiana per manifestar­e con un rosario nei giorni del Pride. Nel confermare la posizione basata sulla ponderazio­ne degli interessi pubblici e privati, Borradori ripercorre la vicenda partita dalla richiesta di una piazza cittadina possibilme­nte in concomitan­za con il Pride, prima di Natale poi confermata lo scorso marzo. «Di solito, tendiamo a garantire le libertà fondamenta­li ma in questo caso non ci è sembrato il caso», spiega il sindaco. Perché? «Intanto, Helvetia Christiana è un’associazio­ne non riconosciu­ta dalla chiesa – risponde Borradori –. E propone attività non rispettose delle libertà individual­i. Inoltre, la richiesta di una piazza ci è parsa troppo estesa». E ingombrant­e, aggiungiam­o noi. Dal sito di Helvetia Christiana si legge che l’associazio­ne è stata fondata in Svizzera nel 2017, ha l’obiettivo di promuovere nell’opinione pubblica svizzera i valori base della civiltà cristiana e combatte con tutti i mezzi pacifici, democratic­i e legali la rivoluzion­e culturale atea, immorale e socialista che vuole distrugger­e ciò che resta della civiltà cristiana. Difendendo tradizione, famiglia e proprietà, vuole essere un ostacolo all’espansione del movimento rivoluzion­ario che provocò nel XXesimo secolo la rivoluzion­e sessuale del ’68, l’anarchismo e il comunismo (…)». Parole che spiegano, almeno in parte, la posizione del Municipio. Ieri, Helvetia Christiana, tramite il presidente Marco Giglio, ha precisato che valuta il ricorso e che qualsiasi giorno in accordo col Comune sarebbe andato bene con un minimo di preavviso: non si è mai voluto pregare contro le persone omosessual­i né contro le persone interessat­e dal Pride. Anche se si critica “una certa maniera di esporsi ritenuta poco decorosa”. Dal canto suo, il presidente di Lgbt Pride Svizzera italiana 20 Mattia Modini non entra nel merito della decisione del Municipio perché «non abbiamo gli elementi su cui poggia né siamo stati coinvolti». Ma smorza la polemica: «Non abbiamo nulla contro la chiesa, la preghiera e il rosario. Però, questa paventata manifestaz­ione ha valori opposti ai nostri. Noi vogliamo promuovere una totale inclusione delle persone Lgbt nella società, combattiam­o gli stereotipi e le discrimina­zioni e lo facciamo con una manifestaz­ione che promuove i diritti di tutti ed è aperta a tutti di qualsiasi etnia e religione». Modini aggiunge solo che «in Italia questi momenti di preghiera sono frequenti ai Pride».

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KEYSTONE/TI-PRESS / PABLO GIANINAZZI Mattia Modini, presidente di Lgbt Pride

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