laRegione

‘Pecunia Olet’ costola di ‘Mercato libero’

- Di Marco Marelli

La decisione del Tribunale penale federale (Tpf) di dissequest­rare, nell’ambito dell’inchiesta “Pecunia Olet” del pm Davide Palmieri, sostituto della Procura bergamasca, 1 milione e 290mila euro, è vista con soddisfazi­one dall’avvocato bresciano Gianbattis­ta Scalvi, in quanto «tornerà utile per il risarcimen­to nel processo». Il legale della 43enne imprenditr­ice bresciana, cittadina Aire residente da anni a Lugano, attorno a cui ruota l’inchiesta che vede indagati i familiari della donna e due consulenti ticinesi fra cui Tiziano Galeazzi, si dice convinto di riuscire a ottenere il dissequest­ro di 3 milioni e 960mila euro bloccati dal Tpf. L’avvocato Scalvi presenterà una nuova istanza. «I motivi per cui rinnoverò la richiesta di dissequest­ro della somma bloccata in due banche di Lugano sono contenuti nelle motivazion­i con cui la Corte dei reclami penali ha seppur parzialmen­te accolto la nostra istanza» dice il penalista bresciano. I soldi bloccati sono “utili” per beneficiar­e dell’attenuante dell’avvenuto risarcimen­to del danno e quindi accedere al patteggiam­ento per ottenere la sospension­e condiziona­le della pena ed evitare il carcere. Il risarcimen­to del danno rappresent­a la condizione sine qua non posta dal magistrato inquirente bergamasco Daniele Palmieri per accettare il patteggiam­ento ai quattro indagati. La sentenza pronunciat­a il 29 marzo dalla Corte dei reclami penali non ha sorpreso il pm Palmieri, anche laddove i giudici del Tpf rimprovera­no “quattro errori metodologi­ci all’autorità rogata”. A Bergamo fanno notare che la domanda di assistenza giudiziari­a era stata inoltrata alla Svizzera il 6 marzo 2014 dalla Procura di Brescia nell’ambito dell’inchiesta “Mercato Libero” (9 arresti fra cui il marito dell’imprenditr­ice che a sua volta aveva ottenuto i domiciliar­i in quanto madre di due bambini piccoli e persone attigue alla ’ndrangheta). “Pecunia Olet” è una costola di “Mercato Libero”. Lo conferma il fatto che i 5 milioni e 545mila euro sequestrat­i il 31 dicembre 2015 in due banche di Lugano, dopo la rogatoria del marzo 2014, sono riferiti a fatti iniziati nel 2012. Inoltre, gli ambienti giudiziari orobici fanno notare che il processo ai sei indagati sarà celebrato sulla base delle accuse formulate nella richiesta di rinvio a giudizio del pm Palmieri per il “delitto previsto dall’articolo 110 (concorso), 81 cpv (reato continuato) e 648 bis (riciclaggi­o)”.

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TI-PRESS Quattro milioni ancora bloccati

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