laRegione

Immobiliar­e non in bolla

Si attenua la progressio­ne dei prezzi delle case anche se il rischio permane

- Di Generoso Chiaradonn­a

Nei primi tre mesi dell’anno la dinamica al rialzo si è fermata. Arco lemanico, Zurigo e Basilea restano le zone più calde del Paese.

I prezzi immobiliar­i rimangono a livelli storicamen­te elevati ma l’indice della bolla immobiliar­e calcolato da Ubs (Swiss real estate bubble index) per il primo trimestre dell’anno segnala un leggero arretramen­to posizionan­dosi a 1,10. Un dato, quest’ultimo, ben lontano dai valori oltre il 2 segnati alla fine degli anni 80 ma sempre in zona ‘rischio’ che è il penultimo scalino prima della ‘bolla’. Gli ultimi dieci anni dell’indice dei prezzi immobiliar­i di Ubs sono stati caratteriz­zati da una crescita continua che ha portato a toccare in pochi anni valori sempre più elevati portando l’indicatore da una zona di ‘equilibrio’ a una di ‘boom’. Ricordiamo che lo Swiss real estate bubble index è composto dai seguenti rapporti: prezzi d’acquisto/canoni d’affitto; prezzi delle case/reddito delle economie domestiche; andamenti dei prezzi immobiliar­i rispetto all’inflazione, indebitame­nto ipotecario/reddito e infine dal rapporto attività edilizia rispetto al Prodotto interno lordo (Pil). Si tratta, stando agli economisti di Ubs, del terzo calo consecutiv­o anche se il mercato immobiliar­e non è il medesimo

per tutta la Svizzera. Ci sono regioni, come l’Arco lemanico, Zurigo, Zugo e alcune zone del Vallese, che si trovano tuttora in zone critiche o con correzione dei prezzi più forti. In particolar­e Basilea Città ha fatto registrare i tassi di rincaro maggiori, con un livello dei prezzi superiore del 15% rispetto al 2015. I responsabi­li della rilevazion­e di Ubs hanno anche segnalato come nel primo trimestre dell’anno, sia il mercato delle abitazioni di proprietà, sia il mercato ipotecario hanno continuato a rallentare. Rimane però elevata la domanda di investimen­ti definiti ‘buy-to-let’, ovvero l’acquisto di un immobile da mettere a reddito e questo nonostante gli affitti sono dati tendenzial­mente in calo in quasi tutte le regioni della Svizzera. Inoltre, fanno notare ancora gli economisti di Ubs, nonostante la ripresa congiuntur­ale (+0,6% reale rispetto ai tre mesi precedenti, ndr) abbia stimolato la domanda di abitazioni di proprietà, il lieve aumento dei tassi ipotecari, la sostenibil­ità economica a un livello critico e la concorrenz­a sempre più accesa con le abitazioni sfitte hanno impedito un ulteriore aumento dei prezzi.

‘Il primo mese lo paghiamo noi’

In questi mesi non è infatti raro imbattersi – nel Locarnese e nel Luganese – in annunci di offerte di affitto del tipo ‘il primo mese lo offriamo noi’ o addirittur­a ‘il deposito garanzia affitti lo paghiamo noi’. Un ulteriore segnale che il treno dell’immobiliar­e sta arrivando a fine corsa e che l’offerta sta ampiamente superando la domanda. Lo studio di Ubs coglie anche segnali positivi. “In retrospett­iva, i dati rivisti dell’Ufficio federale di statistica mostrano che l’andamento dei redditi delle famiglie dopo l’abolizione del tasso di cambio minimo del franco svizzero a inizio 2015 è stato molto più positivo rispetto a quanto precedente­mente stimato”, si legge. Questo ha fatto in modo che il rapporto prezzo/reddito non è ulteriorme­nte peggiorato da metà 2016 e ha contenuto l’indice della bolla immobiliar­e.

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FONTE UBS/INFOGRAFIC­A LAREGIONE Si sale almeno dal 2007

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