‘Il mondo venatorio non è per il Parco’
Fabio Regazzi, presidente della Federazione ticinese, chiarisce i rapporti di forza nel settore
«Ci mancherebbe che alcuni singoli cacciatori non possano essere favorevoli al progetto di Parco nazionale del Locarnese. È legittimo. Ma sostenere, come è stato fatto, che il mondo venatorio nel suo insieme sostiene il progetto è inaccettabile proprio perché profondamente inesatto». Fabio Regazzi, presidente della Federazione cacciatori ticinesi, reagisce a quella che definisce «più di una “fake news”». E ricorda che «tutte le associazioni o società che hanno preso posizione sul Parco (Diana delle Valli, Società cacciatori del Verbano) si sono schierate all’unanimità o a larghissima maggioranza contro. Idem l’assemblea dei delegati della Ftc, dove su 118 solo 3 si sono astenuti e uno era favorevole al Parco. La Diana di Vallemaggia, poi, non ha votato una propria risoluzione, ma ha sostenuto quella della Federazione». Insomma, conclude, «il mondo venatorio è questo, e non quei singoli cacciatori che sostengono il Progetto».
I 20 cacciatori favorevoli
Regazzi si riferisce a una presa di posizione apparsa sui portali, firmata da 20 cacciatori che si dicono appunto fermamente a favore del Parco “per correggere l’immagine, largamente diffusa, di un mondo venatorio unanimemente contrario al progetto e all’innovativo concetto del rapporto tra uomo e territorio che lo sostiene”. Il progetto “ha come obiettivo la valorizzazione del territorio e del paesaggio, favorendo e sostenendo le attività agropastorali, così come l’attivazione di produttive sinergie con le comunità più ricche della regione del Lago Maggiore: tra i suoi scopi vi è quindi anche la creazione di nuove opportunità per la popolazione delle nostre regioni periferiche e in particolare qualche possibilità di lavoro, nelle Valli, per giovani residenti e pure per altri che vorranno farvi ritorno”. Quanto all’esercizio della caccia, “importante tradizione della nostra regione e passione che anima anche i sottoscritti”, sarà, dicono, “assicurato in futuro esattamente come oggi nel 72% del territorio (così come quello, su tutti i corsi d’acqua, della pesca): anche nelle zone centrali (28% del territorio globale del Parco, già costituito per il 40% dalle attuali bandite) sarà legittimata la regolazione di specie problematiche (attualmente il cinghiale). Parco o non parco nelle bandite del Gridone e dell’Onsernone, ad esempio, già ora non si può cacciare: dove sta allora il problema? Il sacrificio per i cacciatori, quindi, sarà in definitiva di lieve entità (16,8% del territorio globale del Pn) e compensato da notevoli positive prospettive per l’insieme della popolazione e soprattutto per le nuove generazioni. Le libertà individuali non verranno limitate più di quanto oggi già non lo siano dalle esistenti leggi federali, cantonali, ordinanze e regolamenti che, tra l’altro, non concernono solo l’esercizio della caccia ma i comportamenti individuali e collettivi in tutti gli ambiti della realtà dello Stato”.