Procedura civile e casi pratici, la Divisione giustizia propone un corso
Un corso incentrato sulla procedura civile, in particolare su temi del Codice legati all’attività del giudice di pace, con casi pratici “dedotti dalla giurisprudenza e dalla pratica”. Temi come il tentativo di conciliazione, la procedura semplificata, quella sommaria, i mezzi di impugnazione... Un corso “esteso” su due cicli: il primo, già iniziato, tra il 20 aprile e il 15 giugno; il secondo tra il 21 settembre e il 9 novembre. Tredici lezioni. Sede: l’aula del Gran Consiglio. Docente: Francesco Trezzini, pretore di Lugano, coadiuvato da due assistenti. A proporre il corso è il Dipartimento istituzioni. Lo ha proposto a tutti i giudici di pace e ai giudici di pace supplenti, con una lettera inviata loro agli inizi dello scorso mese. È un’iniziativa, scrive nella missiva la Divisione giustizia, finalizzata al “rafforzamento della formazione”, obiettivo “cardine della riorganizzazione del settore a beneficio dell’attività giudicante, che ha trovato ampio accoglimento da parte dell’Associazione ticinese dei giudici di pace”. Un’iniziativa dunque “in linea con quella che, nelle intenzioni del Consiglio di Stato, sarà l’offerta formativa futura ai magistrati popolari”. Il primo ciclo è già cominciato e la partecipazione, indica la responsabile della Divisione Frida Andreotti, «è davvero buona». Prendendo posizione sul progetto governativo di riorganizzazione delle giudicature di pace, il Consiglio della magistratura sostiene che la normativa proposta “non prevede l’obbligatorietà della formazione dei giudici di pace (di base e continua, con le necessarie verifiche)”. Secondo il Cdm, “non basta affermare che la formazione deve essere ‘di natura obbligatoria’: lo svolgimento della stessa deve essere prevista nella legge, per quella di base, come condizione per l’esercizio della funzione, da soddisfare al più tardi entro un termine dall’entrata in carica, e per quella continua, come condizione per poter continuare a esercitare”. Le modifiche legislative “non considerano a sufficienza”, alla luce anche della giurisprudenza del Tf (vedi articolo sopra), “questa problematica, ciò che fragilizza e rende vulnerabile l’impostazione proposta”. Nel frattempo il Dipartimento ha organizzato un corso. Per rafforzare comunque la formazione.