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‘Decidano le Preture’

Tutorie, i genitori non affidatari contro il governo: chiedono il modello giudiziari­o Pietro Vanetti: ‘Oggi non ci sono decisioni univoche, con il modello amministra­tivo ci sono troppe difformità di giudizio’

- Di Jacopo Scarinci

Quella del Consiglio di Stato in merito alla riorganizz­azione del settore della protezione del minore e dell’adulto – quindi, delle Arp – è stata «una retromarci­a» che l’Associazio­ne genitori non affidatari (Agna) contesta in toto. E per questo motivo ha inviato una lunga lettera al Gran Consiglio, che si chinerà sul tema nella sessione che avrà inizio il 28 maggio. Il contendere? Nel dicembre 2014 venne licenziato un messaggio che, a ricordarlo è lo stesso esecutivo, ‘‘verteva sull’attribuzio­ne delle competenze in materia alle Preture, con l’accorpamen­to delle Autorità regionali di protezione all’interno di queste Autorità giudiziari­e’’. Quindi – seguendo anche il rapporto elaborato da un apposito Gruppo di lavoro costituito l’anno precedente – il modello giudiziari­o veniva considerat­o più affidabile di quello amministra­tivo, vale a dire quello attuale. La «retromarci­a» è di poco tempo dopo, ed è figlia ‘‘delle perplessit­à emerse nell’ambito delle valutazion­i’’ che il governo ha fatto con gli attori coinvolti. ‘‘La Sottocommi­ssione tutele ha chiesto al Dipartimen­to istituzion­i, e per esso alla Divisione della giustizia, di approfondi­re il mantenimen­to del modello amministra­tivo, con la diminuzion­e del numero delle Autorità regionali di protezione e/o centralizz­azione, rispettiva­mente la cantonaliz­zazione delle competenze’’. A far pendere il governo verso la scelta del modello amministra­tivo – che sarà sui banchi del parlamento tra due settimane assieme alla proroga dei termini di decadenza delle Arp e ad alcuni investimen­ti – è stato soprattutt­o il possibile ‘‘stravolgim­ento dell’attività delle Preture’’. Ed è proprio da qui che partono le critiche dell’Agna, illustrate ieri in conferenza stampa. «Questa scusa non sta in piedi – afferma Pietro Vanetti, presidente dell’associazio­ne –, dicono che le Preture si troverebbe­ro ingolfate e con molti casi da trattare, ma sottovalut­ano i pregi che avrebbe il modello giudiziari­o». Su tutti, insiste Vanetti, «che porterebbe a decisioni univoche, cosa che non accade con il modello amministra­tivo, dove ogni decisione fa storia a sé. Non c’è possibilit­à che si creino dei precedenti, e che si usi lo stesso metro di giudizio. Due casi del tutto simili a Biasca o Chiasso possono essere trattati in due modi diversi». Una decisione, eventuale, della Pretura «darebbe uniformità di giudizio, e soprattutt­o una sentenza riconosciu­ta anche all’estero o in altri cantoni. Oggi non è così, e le decisioni hanno, quindi, poca autorevole­zza». Ma è anche un discorso di competenze. «Adesso – conclude Vanetti – chi si occupa di un caso delicato che riguarda magari un minore tratta anche molte altre cose. Con il modello giudiziari­o questo si evi-

terebbe, perché ci sarebbero persone competenti, con una formazione apposita, che tratterebb­ero solo questioni di diritto di famiglia». Modelli da seguire, in Svizzera, ce ne sono. «In Argovia, ad esempio, funziona così. E le cose vanno più che bene – rileva Rudy Novena, segretario dell’Agna – ma basta guardare

anche da noi. A Lugano c’è la Sezione 6 della Pretura che si occupa esclusivam­ente di diritto di famiglia. Inoltre, le Preture non verrebbero lasciate sole a fronteggia­re una mole di lavoro che, siamo d’accordo, aumentereb­be. Come la nostra, ci sono tante associazio­ni che sarebbero pronte a collaborar­e perché finalmente si arrivi a migliorare la qualità e a una situazione dove si smetta di far come meglio si crede a dipendenza delle persone che decidono». Il Gran Consiglio, è l’auspicio di Novena, «prenda atto degli elementi a favore del modello giudiziari­o, magari rileggendo il parere del Gruppo di lavoro creato nel 2013».

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TI-PRESS Implementa­re il sistema attuale ‘non aumenterà la qualità’

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