Proposta fotocopia sulla parità salariale
Controlli nelle grandi aziende: la Csec-S rilancia il progetto respinto in febbraio dal plenum
Le aziende con più di 100 dipendenti devono effettuare un’analisi sulla parità salariale e sottoporla a verifica. È l’opinione della Commissione della scienza, dell’educazione e della cultura degli Stati (Csec-S), che ribadisce così una posizione già espressa. In febbraio il plenum aveva deciso (25 voti contro 19) di rinviare il disegno alla commissione con il compito di esaminare diverse alternative. La Csec-S lo ha fatto. E ha deciso ieri – con 8 voti contro 4 e un’astensione – di mantenere la proposta già presentata, si legge in un comunicato dei servizi del parlamento. La proposta è meno ambiziosa di quella, pur timida, del Consiglio federale. Prevede, come detto, che le aziende con più di 100 dipendenti effettuino controlli sulla parità salariale e li sottopongano a verifica. La legge dovrà essere valutata al più tardi nove anni dopo l’entrata in vigore e la sua durata sarà limitata a 12 anni. Il settore pubblico deve dare l’esempio, secondo la maggioranza della Csec-S. I datori del ‘pubblico’ saranno assoggettati all’obbligo di pubblicare i risultati e i dettagli delle analisi. Una minoranza propone invece un modello di dichiarazione autonoma nei rapporti di gestione per le imprese private con più di 100 dipendenti. Questa dovrebbe attestare che l’impresa rispetta la parità salariale. Il metodo di analisi dovrebbe inoltre essere libero. Se il 10% dei dipendenti lo richiede, l’impresa dovrà dimostrare il rispetto della parità salariale. Infine, anche i datori di lavoro aventi la funzione di organo decisionale nell’ambito dell’aggiudicazione di una commessa pubblica dovranno fornire la prova che rispettano la parità salariale. Stando al progetto del Consiglio federale, i datori di lavoro con più di 50 collaboratori dovrebbero effettuare ogni quattro anni un’analisi dei salari facendola verificare da servizi di controllo esterni e comunicandone i risultati ai propri dipendenti. Le disposizioni varrebbero a tempo indeterminato. Non sono previste sanzioni: la scommessa è che le aziende adegueranno i salari una volta le disparità rese visibili. Il progetto governativo interesserebbe il 2% delle aziende e il 54% dei lavoratori; quello della commissione degli Stati lo 0,85% delle aziende e il 45% dei lavoratori in Svizzera.