Il negoziato dei perdigiorno
Mancini! Quando, in serata, è finalmente uscito il nome, a qualcuno la crisi è parsa risolta, a onore dell’impegno di Matteo Salvini e Luigi Di Maio. Ma è durata poco: il nome era quello del nuovo c.t. della Nazionale del pallone. Per quello dell’ipotetico nuovo presidente del Consiglio toccherà aspettare. Su questo, Di Maio è stato chiaro: stiamo scrivendo la Storia, e non lo si fa in quattro e quattr’otto. Dunque pazienti ancora Sergio Mattarella, che ancora ieri ha accolto le delegazioni di 5Stelle e della Lega, per farsi un po’ raccontare com’è andato il weekend, giacché di sentire altro non si aspettava nemmeno lui. Il presidente non pare tuttavia intenzionato a prorogare ad libitum il “gioco del governo” di quei due: facciano le loro belle consultazioni – via internet o nei gazebo, secondo le tradizioni – e si ripresentino entro una settimana coi compiti fatti. Diversamente provvederà lui. Cosicché il più furbo dei due, Salvini, ha messo le mani avanti: o troviamo un accordo o si va a votare. Mentre un democristianissimo Gigino ha invitato a non cacciare fretta: “È solo la prima consultazione che facciamo dopo l’intesa”. E in fondo solo soltanto settanta i giorni passati dal trionfale annuncio della nascita della Terza Repubblica. E glielo diano, allora, ’sto tempo. I nomi per “scrivere la Storia” vanno vagliati e non gettati in pasto ai media come quarti di vacca alle tigri nello zoo. Infatti, in disaccordo sul resto, su questo i due sono solidali: nomi non li facciamo. Avessero almeno avvertito quel povero Giulio Sapelli, economista di fama televisiva, che già ieri parlava come capo di governo in pectore – “mi hanno cercato, dirò la mia sui ministri” – salvo trovarsi solo e nudo nella piazza, quando i 5Stelle hanno smentito tutto. Al confronto, il “teatrino della politica” era Shakespeare.