Hezbollah e i Pasdaran pronti a gettarsi nella mischia
Beirut/Gerusalemme – Il prossimo bersaglio sarà Israele stesso (la “Palestina occupata”), parola di Hezbollah. L’accelerazione verso uno scontro aperto tra Israele e i suoi nemici nella regione cresce di giorno in giorno. La rivolta organizzata da Hamas a Gaza ha una evoluzione riconoscibile e prevedibile (“giungere a spargimenti di sangue tali da poter essere sfruttati a livello internazionale per fare pressione su Israele ed allentare sensibilmente il blocco di Gaza”, nella lettura dell’analista israeliano Yoni Ben Menachem) ma non sembra turbare la politica di Benjamin Netanyahu. Viceversa, lo scenario che più inquieta il premier israeliano è quello siriano, dove agiscono i libanesi di Hezbollah e i Pasdaran iraniani, non più, o non solo, a tutela del regime di Bashar al Assad, ma ormai con un bersaglio ulteriore: Israele. Proprio ieri, Hassan Nasrallah, capo delle milizie sciite libanesi alleate di Damasco e di Teheran, ha dichiarato che il lancio, la settimana scorsa, di decine di missili dalla Siria verso le Alture del Golan occupate da Israele ha aperto “una nuova fase” del confronto, avvertendo che lo Stato ebraico non può più bombardare il territorio siriano senza aspettarsi una reazione. Nasrallah, che parlava in un discorso televisivo, ha aggiunto che Israele è stato avvisato attraverso un Paese straniero che “la prossima risposta sarà nel cuore della Palestina occupata”, cioè lo stesso territorio israeliano. Giovedì scorso le autorità israeliane avevano parlato del lancio di una ventina di razzi verso il Golan da parte dei militari iraniani dislocati in Siria, sostenendo anche di avere condotto una rappresaglia che aveva distrutto tutte le basi dei Guardiani della rivoluzione iraniani sul territorio siriano. Nasrallah ha affermato che i vettori impiegati erano 55 e non 20 come detto dagli israeliani. Alcuni di essi, ha aggiunto il capo del Partito di Dio sciita, erano di grosso calibro e hanno provocato “enormi esplosioni, che hanno costretto tutti i residenti nel Golan e alcuni nel Nord di Israele a correre nei rifugi antiaerei in preda al panico”.