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Tre anni e 6 mesi per 5 abusi

Condannato alle Criminali di Locarno 46enne padre di famiglia che ha approfitta­to di due bimbe Una ‘colpa grave’ è stata ravvisata dal giudice Mauro Ermani, che non ha accolto la richiesta della difesa di applicare, almeno in parte, la condiziona­le

- Di Davide Martinoni

Tre anni e 6 mesi di detenzione, tutti da espiare anche per consentire il prosieguo del trattament­o ambulatori­ale in carcere. Sono le conseguenz­e penali pagate dal 46enne del Locarnese, padre di famiglia, che fra il 2014 e il 2017 aveva commesso 4 atti sessuali (toccamenti delle parti intime) con la figlia di una coppia di amici e un ulteriore atto (più grave, un “cunnilingu­s”) con un’amichetta della bambina; entrambe sono in età di scuola elementare. La colpa dell’uomo, giudicato da una Corte di Assise criminali presieduta da Mauro Ermani, è stata considerat­a grave, e subdolo il modo in cui ha ripetutame­nte tradito la fiducia di chi lo considerav­a un amico. Prima della camera di consiglio l’imputato aveva espresso «disagio, dispiacere e pentimento» per quanto fatto, chiedendo che gli fosse «concesso di tentare di scusarmi, anche se so che sarà impossibil­e». Scusarsi con le vittime e «per il dolore che sto procurando ai miei figli e a chi ha sempre creduto in me». Un’ammissione piena di colpa, quindi, che confermava la linea tenuta durante l’indagine (fatte salve alcune reticenze iniziali). La collaboraz­ione con gli inquirenti era stata riconosciu­ta dalla stessa pp Valentina Tuoni, che ha peraltro giudicato «grave» la colpa dell’uomo, «anche per le modalità subdole e insidiose» dell’agire, in cui «sono venuti meno i freni inibitori». Era consapevol­e che le sue pulsioni fossero malsane – ha continuato la magistrata – «ma non ha mai chiesto aiuto. Anzi, ha abusato della fiducia che veniva riposta in lui, agendo per fini puramente egoistici». Chiedendo alla Corte una pena di 3 anni e 10 mesi, Tuoni ha auspicato una permanenza in carcere (l’uomo è detenuto da luglio) proprio per consentire la prosecuzio­ne del trattament­o ambulatori­ale, cui dovranno far seguito, come poi sancito dalla Corte, l’appoggio del Servizio di assistenza riabilitat­iva e nessuna possibilit­à di svolgere attività a contatto con minori per 10 anni.

‘Non è solo un mostro’

Così come la rappresent­ante della pubblica accusa, equilibrat­o, nel suo intervento, è stato anche il legale dell’uomo, avvocato Luigi Mattei, costretto dalle circostanz­e a giostrarsi fra la necessità di una condanna morale senza appello e il tentativo di andare oltre un “facile” giustizial­ismo. Mattei non ha mancato di sottolinea­re le colpe oggettive del suo assistito, e considerat­o «inspiegabi­le» il caso: «Stiamo parlando di una persona che aveva tutto per realizzare la propria esistenza e che era gratificat­a socialment­e». Il legale ha comunque rilevato

«la necessità di valutare la colpa con equilibrio, senza scandali. La pena dev’essere correttame­nte commisurat­a e 3 anni e 10 mesi da espiare appaiono ingiustifi­cati». Questo al netto di «una fiducia che è stata tradita». Mattei ha anche ricordato la «confession­e piena» resa dal suo assistito, nonché il fatto di aver agito

«quando le bambine dormivano; questo certamente per proteggere se stesso, ma anche le sue vittime». Un aspetto, questo, poi giudicato «ininfluent­e» da Ermani. Inoltre, ancora secondo Mattei, «non ha colto tutte le occasioni che gli si presentava­no», visti i frequentis­simi contatti tra le famiglie, e non dev’essere quindi considerat­o «solo un mostro». Ravvisando un rischio di recidiva «inesistent­e», Mattei ha auspicato «una riduzione sensibile della pena», applicando una sospension­e condiziona­le su quella rimanente, in maniera tale da consentire l’immediata scarcerazi­one. Richiesta, appunto, non accolta dalla Corte.

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TI-PRESS Un caso doloroso per il giudice Mauro Ermani

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