Tre anni e 6 mesi per 5 abusi
Condannato alle Criminali di Locarno 46enne padre di famiglia che ha approfittato di due bimbe Una ‘colpa grave’ è stata ravvisata dal giudice Mauro Ermani, che non ha accolto la richiesta della difesa di applicare, almeno in parte, la condizionale
Tre anni e 6 mesi di detenzione, tutti da espiare anche per consentire il prosieguo del trattamento ambulatoriale in carcere. Sono le conseguenze penali pagate dal 46enne del Locarnese, padre di famiglia, che fra il 2014 e il 2017 aveva commesso 4 atti sessuali (toccamenti delle parti intime) con la figlia di una coppia di amici e un ulteriore atto (più grave, un “cunnilingus”) con un’amichetta della bambina; entrambe sono in età di scuola elementare. La colpa dell’uomo, giudicato da una Corte di Assise criminali presieduta da Mauro Ermani, è stata considerata grave, e subdolo il modo in cui ha ripetutamente tradito la fiducia di chi lo considerava un amico. Prima della camera di consiglio l’imputato aveva espresso «disagio, dispiacere e pentimento» per quanto fatto, chiedendo che gli fosse «concesso di tentare di scusarmi, anche se so che sarà impossibile». Scusarsi con le vittime e «per il dolore che sto procurando ai miei figli e a chi ha sempre creduto in me». Un’ammissione piena di colpa, quindi, che confermava la linea tenuta durante l’indagine (fatte salve alcune reticenze iniziali). La collaborazione con gli inquirenti era stata riconosciuta dalla stessa pp Valentina Tuoni, che ha peraltro giudicato «grave» la colpa dell’uomo, «anche per le modalità subdole e insidiose» dell’agire, in cui «sono venuti meno i freni inibitori». Era consapevole che le sue pulsioni fossero malsane – ha continuato la magistrata – «ma non ha mai chiesto aiuto. Anzi, ha abusato della fiducia che veniva riposta in lui, agendo per fini puramente egoistici». Chiedendo alla Corte una pena di 3 anni e 10 mesi, Tuoni ha auspicato una permanenza in carcere (l’uomo è detenuto da luglio) proprio per consentire la prosecuzione del trattamento ambulatoriale, cui dovranno far seguito, come poi sancito dalla Corte, l’appoggio del Servizio di assistenza riabilitativa e nessuna possibilità di svolgere attività a contatto con minori per 10 anni.
‘Non è solo un mostro’
Così come la rappresentante della pubblica accusa, equilibrato, nel suo intervento, è stato anche il legale dell’uomo, avvocato Luigi Mattei, costretto dalle circostanze a giostrarsi fra la necessità di una condanna morale senza appello e il tentativo di andare oltre un “facile” giustizialismo. Mattei non ha mancato di sottolineare le colpe oggettive del suo assistito, e considerato «inspiegabile» il caso: «Stiamo parlando di una persona che aveva tutto per realizzare la propria esistenza e che era gratificata socialmente». Il legale ha comunque rilevato
«la necessità di valutare la colpa con equilibrio, senza scandali. La pena dev’essere correttamente commisurata e 3 anni e 10 mesi da espiare appaiono ingiustificati». Questo al netto di «una fiducia che è stata tradita». Mattei ha anche ricordato la «confessione piena» resa dal suo assistito, nonché il fatto di aver agito
«quando le bambine dormivano; questo certamente per proteggere se stesso, ma anche le sue vittime». Un aspetto, questo, poi giudicato «ininfluente» da Ermani. Inoltre, ancora secondo Mattei, «non ha colto tutte le occasioni che gli si presentavano», visti i frequentissimi contatti tra le famiglie, e non dev’essere quindi considerato «solo un mostro». Ravvisando un rischio di recidiva «inesistente», Mattei ha auspicato «una riduzione sensibile della pena», applicando una sospensione condizionale su quella rimanente, in maniera tale da consentire l’immediata scarcerazione. Richiesta, appunto, non accolta dalla Corte.