Il Sessantotto di Mezzovico-Vira
Nell’anno delle ribellioni, anche nel piccolo – ai tempi – comune soffiò il vento del cambiamento Si celebra quest’anno il cinquantennio dal primo Consiglio comunale, che pose le basi politiche alla repentina metamorfosi socioeconomica allora in atto
Da Parigi a Praga, dagli Stati Uniti all’Oriente. Le tensioni socioculturali culminate nel Sessantotto toccarono anche la Svizzera e il Ticino. E nel suo piccolo, quell’anno di rottura portò cambiamenti anche a Mezzovico-Vira. Il 25 marzo del 1968 si tenne infatti la prima seduta del Consiglio comunale, evento che verrà adeguatamente ricordato durante la seduta dell’11 giugno di quest’anno. «Ci sarà una parte ufficiale e una più conviviale – rivela il sindaco Mario Canepa –, saranno presenti i municipali e i consiglieri comunali del ’68, come pure rappresentanti di vari enti presenti sul territorio». Di acqua, in cinquant’anni, il Vedeggio ne ha trasportata tanta. Il tranquillo comune di valle è diventato un importante attrattore di aziende. E di posti di lavoro: sono quasi 3’000, il doppio della popolazione. Pure quest’ultima ha subìto un’accelerazione esponenziale: dai meno di 500 del 1960, gli abitanti sono quasi triplicati fino a toccare ormai i 1’400 circa ai giorni nostri. Uno stravolgimento del tessuto socioeconomico che si è inevitabilmente riflesso sull’aspetto stesso del paese. Da piccolo borgo, caratterizzato da un nucleo di case in sasso – oggi modernizzate, ma che conservano ancora quell’impronta – e ampi spazi agricoli, pastorizi e boschivi, Mezzovico-Vira vanta oggi una macchia residenziale a bassa densità di ampie dimensioni. Ancor più impressionante il cambiamento registrato a fondovalle: ai lati del fiume, della ferrovia, dell’autostrada e della Cantonale è sorta una delle principali aree industriali del Luganese. A beneficiarne, anche le finanze: se negli anni Cinquanta il Comune era in regime di compensazione, oggi vanta uno dei moltiplicatori d’imposta (al 60%) più bassi del cantone e nel 2017 per il tredicesimo anno di fila ha chiuso i conti in nero.
La prima industria s’insediò nel 1963; oggi i posti di lavoro sono ormai quasi 3’000
Proprio l’industria è il grande motore dello sviluppo del comune. Il primo insediamento – la E. Koller Sa, fabbrica di tende – risale al 1963. Da lì in poi è stato un continuo crescendo, tanto che l’esecutivo desidera oggi dotarsi di una zona di pianificazione del comparto – scade proprio domani la pubblicazione –, che porrà dei vincoli portando il Municipio ad analizzare al meglio la futura pianificazione della preziosa area. Ad accompagnare il portentoso sviluppo che il comune ha vissuto, ci ha pensato ai suoi albori proprio il cambiamento istituzionale che si celebrerà a breve. A volerlo fu l’Assemblea comunale, che si riunì il 17 dicembre 1967 e sotto la presidenza di Luigi Canepa a schiacciante maggioranza – 31 voti favorevoli, 2 contrari e 3 astenuti – sancì la nascita del Consiglio comunale. Una decisione dettata «verosimilmente dalla difficoltà di indire le Assemblee e anche a causa di una maggiore complessità dei temi da esaminare» sostiene il sindaco. Un passato vissuto da quest’ultimo in prima persona. «Si cerca di guardare al futuro senza dimenticare le nostre origini e il nostro vissuto – valuta Canepa –, cercando di vivere positivamente i cambiamenti. Nel ’68 il territorio era ancora a vocazione agricola, un numero ristretto di abitanti, un sistema scolastico vissuto in prima persona assai differente da quello attuale. Persino i giochi erano semplici, ci si accontentava di veramente poco. Alcune volte anche pericolosi, ma tanti li sacrificavano per aiutare i propri familiari nelle attività contadine». Al pizzico di nostalgia («inevitabile, per il tempo che scorre veloce e che porta con sé mutazioni generazionali») fanno da contrappeso la pragmaticità e lo sguardo volto al futuro. «Sono diverse le sfide che abbiamo all’orizzonte: collaborazioni a vari livelli istituzionali per temi e problemi comuni per opere regionali e cantonali, sviluppo sostenibile del territorio con relativi ingenti investimenti, visione a lungo termine per l’evoluzione della popolazione, mantenimento dell’autonomia comunale».