Un esercizio di surrealismo
“Le désir attrapé par la queue” è un pezzo teatrale scritto da Picasso nel 1941, un lavoro tra il grottesco e il surreale, forse l’unica forma di resistenza al regime di occupazione tedesca della Francia concessa all’artista in quel momento. Nel gennaio del 1944, mancano ancora cinque mesi allo sbarco in Normandia ma la liberazione è forse già attesa come una certezza, un gruppo di scrittori e attori, tenta in privato una lettura e una parziale messa in scena del testo: ho trovato il nome di oltre venti personalità coinvolte nell’operazione e dirette da Albert Camus, tra loro Simone de Beauvoir, Jean-Paul Sarte, Raymond Queneau, Jean-Louis Barrault... Sabato, con la messa in scena del lavoro di Pablo Picasso scortato da due brani coevi di Igor Stravinski, le “Danses concertates” e il “Dumbarton Oaks”, l’annuale spettacolo multimediale di 900presente è tornato nella Sala Teatro del Lac e ha ripristinato la collaborazione tra Conservatorio della Svizzera italiana, Teatro Dimitri e Supsi. Arturo Tamayo ha diretto nella fossa dell’orchestra un Ensemble 900 di 24 strumentisti, come chiedono le partiture
Stourač di Stravinski; Pavel ha curato la regia e diretto un cast di 8 attori dell’Accademia Teatro Dimitri, Franco Cavani e Andreas Gysin hanno progettato e realizzato con il Dipartimento ambiente costruzioni e design della Supsi uno scenario astratto e discreto: strisce bianche calate dall’alto, che hanno suddiviso lo spazio senza disturbare i movimenti scenici, e barre luminose portate in giro dagli attori. Purtroppo, sabato sera, ero tra quella parte di pubblico che ancora non ha letto il testo di Picasso e non è stata aiutata dall’ameno programma di sala. Non sono perciò in grado di giudicare la pertinenza di uno spettacolo che è durato novanta minuti, e sembrava che la metà sarebbero bastati, perché ripetitivo, una successione di eventi troppo simili esibiti al pubblico senza uno scheletro di architettura scenica, una traccia di racconto o di pensiero sotteso. Attenzione però: uno spettacolo ripetitivo, ma mai monotono, oso dire, un teatro musicale di elevata qualità. Per la scelta e l’esecuzione della musica di scena, per la regia incalzante, che non concede distrazioni al pubblico, per la cura dei costumi, per i movimenti scenici acrobatici peculiari del Teatro Dimitri.