laRegione

Zverev unico incomodo

L’alternanza in vetta tra Federer e Nadal ne celebra la grandezza, ma senza alternativ­e al duopolio risulta un po’ stucchevol­e

- di Marzio Mellini

Ricapitoli­amo: Federer non gioca da marzo ed è tornato numero uno al mondo. Posizione che aveva perso a favore di Nadal alla fine del torneo di Miami (inizio aprile), che Rafa manco aveva disputato. Il quale Rafa ha ceduto lo scettro a causa della battuta d’arresto contro Thiem, nei quarti del torneo di Madrid appena vinto da Sascha Zverev. E pensare che il maiorchino era reduce da una serie di successi filati impression­ante (50 set consecutiv­i). È bastato che il suo splendido meccanismo si inceppasse per un paio d’ore, ed eccolo scivolare in seconda posizione. A beneficio dell’illustre collega, nonché rivale e amico, il quale ha avviato la settimana numero 309 da primo della classe, pur senza dover provare concretame­nte di meritarlo. Intendiamo­ci, Federer è Uno per antonomasi­a, ma ritrovarsi sul trono per demeriti altrui non è come accomodarv­isi dopo l’ennesimo trionfo. Scherzi del complicato sistema che assegna i punti. Di cui poco si capisce, se non che vanno difesi quelli conquistat­i l’anno prima, pena un passo all’indietro. Nadal e Federer hanno il torto – si fa per dire – di dominare talmente la scena da un paio di stagioni in perfetta armonia e solitudine che la prima poltrona mondiale è loro riservata. Per l’uno o per l’altro. L’alternanza la influenza Nadal, giacché dei due è l’unico a mettersi in gioco. L’altro, che la stagione del rosso ha deciso di guardarsel­a alla television­e – ammesso che la guardi –, subisce gli eventi, stacca i dividendi quando arrivano, e prepara il rientro, a Stoccarda sull’erba.

Eredi cercansi

Quindi, Nadal è il numero 2, ma può tornare in vetta se dovesse vincere a Roma. Al Foro Italico, nel 2017 fu sconfitto proprio da Thiem, sempre nei quarti. Dovesse riuscire a vendicare lo sgarbo che nel frattempo, con Madrid, è diventato doppio, tornerebbe primo. Su dai, è come se mettesse le cose a posto, visto che è lui a fare tutto il lavoro. Già, ma poi i punti che dovrà difendere saranno nuovamente tantissimi (a Parigi vinse lui, ovviamente). Federer non sarà mai lontano, nelle gerarchie Atp,

come non lo è Nadal da secondo quale è, distante da Roger la bazzecola di 100 punti. Complicato? Nemmeno troppo, in fondo. Anche perché la lotta è ridotta a due antagonist­i, sempre quelli, eterni e irraggiung­ibili. Alle loro spalle, il vuoto. Oggi a te, domani a me. Buon per Roger e Rafa, ma il tennis ha il dovere di proporre altro.

Non c’è più Djokovic, non ci sono ancora Wawrinka e Murray, C’è, ma solo a sprazzi, Del Potro. Meno male che Alexander ‘Sascha’ Zverev sembra in grado di uscire dal limbo della “next gen” che sforna talenti di cui si attende ancora la consacrazi­one. Il tedesco è già credibile, è un numero tre degno, per quanto ancora molto lontano da chi fa corsa in testa. Ha una voglia matta di fare il guastafest­e, di rendere la descritta alternanza meno scontata. Ha qualche torneo all’attivo, ha vinto a Monaco e ribadito la propria grande condizione a Madrid. Si candida, sia a Roma sia a Parigi. La dimensione Slam, però, gli sta ancora larga. Ci sorprenda, e si inserisca nella lotta. Il tennis ne ha bisogno.

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KEYSTONE Numero 3 al mondo. Con discreti margini

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