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‘Ora sono sul mercato. Tornare in Ticino? Perché no…’

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La retrocessi­one non è l’unico aspetto che Maccoppi fatica a comprender­e delle sue due stagioni sulle rive del Lemano... «Qui a Losanna ho vissuto due stagioni altalenant­i, non facili e per certi versi strane. Il primo anno ho giocato titolare le prime due partite, poi praticamen­te per sei mesi non sono più sceso in campo, finendo a volte addirittur­a in tribuna. Dopo la pausa invernale sono tornato immediatam­ente titolare e dopo sei partite il mister mi ha persino consegnato la fascia di capitano, che ho portato sino a fine stagione, conclusa con la salvezza. Durante l’estate il ruolo di capitano è passato ad Alain Rochat, ma io sono rimasto il vice e ho disputato un ottimo girone di andata, molto positivo anche a livello di squadra, sia per i risultati che, a tratti, per le prestazion­i. Poi, dopo aver giocato la prima di ritorno, sono stato nuovamente messo da parte per cinque mesi (è stato impiegato due volte e sempre contro il Lugano, tra l’altro nel primo caso nell’unico successo del girone di ritorno dei vodesi, ndr). Ho parlato con l’allenatore (allora era ancora Celestini, ndr), il quale non ha potuto fare altro che confermarm­i che non c’era una motivazion­e precisa, né tattica, né tecnica, né tantomeno comportame­ntale. Sempliceme­nte, ai suoi occhi doveva giocare qualcun altro». Il contratto del 31enne piacentino con il Losanna scadrà a giugno e il suo futuro molto probabilme­nte sarà altrove... «La società non si aspettava di retroceder­e e quindi dovrà fare le sue valutazion­i, ma io sono sul mercato. Aspetterò eventuali offerte e le valuterò cercando il meglio per me e per la mia famiglia (è padre di due bambini rispettiva­mente di 4 anni e mezzo e 7 mesi, ndr). Io sto bene, anzi a volte mi stupisco di come, in particolar­e in Svizzera, si tenda a considerar­e un giocatore che supera i 30 anni come “vecchio”. In realtà io mi sento benissimo a livello psicofisic­o, non ho alcun tipo di problema e mi piacerebbe poter continuare a giocare a buoni livelli. In Ticino? Mi sono sempre trovato a meraviglia, si vive benissimo e il calcio viene vissuto un po’ più all’italiana, quindi perché no?». SC

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TI-PRESS/PUTZU Stagioni altalenant­i

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