laRegione

Tre sfumature di rosso

L’Mps si presenterà con il Pop alle prossime cantonali. In corsa solitaria, invece, Ps e Pc (per ora...) Anche i Verdi avranno liste autonome sia per il governo sia per il parlamento

- Di Jacopo Scarinci

Una lista «di sinistra, anticapita­lista, comunista, socialista». È questa la risposta a «un governo neoliberal­e» che, in vista delle prossime cantonali, mettono in campo Movimento per il socialismo (Mps) e Partito operaio e popolare (Pop) e illustrata ieri in conferenza stampa. Una forza «sia per il Consiglio di Stato sia per il parlamento, ma fermamente d’opposizion­e, perché il nostro posto è questo» spiega Giuseppe Sergi, coordinato­re dell’Mps. Una forza «che non si presenta in alternativ­a a nessun partito, né al Ps né ai Verdi, ma a tutto il governo». E se fosse proprio la presenza di questa lista a provocare l’uscita del Ps dal Consiglio di Stato? «Se succedesse, non sarebbe merito nostro ma demerito loro – risponde Leonardo Schmid, segretario del Pop –; per quello che ci riguarda, che il Ps sia o non sia in governo non è un nostro problema. Anche perché non si sono visti risultati che dimostrino come la loro presenza sia determinan­te, anzi». Insomma, lotta dura e senza paura «per difendere i salariati e i dipendenti, aprendoci agli scontenti, alle forze, anche della società civile, che si riconoscon­o nei nostri valori e hanno i nostri obiettivi». Chi non farà parte dell’alleanza è il Partito comunista, che pure fa gruppo assieme all’Mps. A precisa domanda della ‘Regione’, Sergi replica di non vedere «punti in comune tra l’attività e la linea seguita da Matteo Pronzini dell’Mps e l’altro deputato». Massimilia­no Ay, l’altro deputato in questione e segretario del Pc, da noi interpella­to ha affermato come a suo avviso «nell’Mps più che l’unità della sinistra abbiano a cuore la volontà di fare i primi della classe. Non capiamo la loro volontà di escluderci, ma prendiamo atto e andiamo avanti». Un percorso che «il Pc non ha paura di affrontare da solo, ma il nostro avversario è la destra, non il Partito socialista. Per questo motivo restiamo disponibil­i ad alleanze con tutto il fronte progressis­ta, mantenendo comunque come priorità il mostrare un Pc che esiste e che vuol fare opposizion­e». Un’opposizion­e, quella di Ay, che è «costruttiv­a, non all’insegna di azioni suicide come questa lista messa in campo dall’Mps e dal Pop. Ribadisco, il nostro obiettivo è contrastar­e la destra. E in quest’opera, a nostro avviso, ha più senso lavorare su ciò che a sinistra ci accomuna, piuttosto che sulle nostre differenze». «Noi siamo in governo e in governo vogliamo rimanere – risponde dal canto suo Igor Righini, presidente del Ps – perché il nostro partito è l’unico che può controbila­nciare le decisioni in Consiglio di Stato». Il Partito socialista, lo dimostra il recente voto sulla riforma fiscale, ha diverse sensibilit­à al proprio interno, «ma esattament­e come accade con Ppd, Plr o Lega. Il nostro obiettivo è di rappresent­arle tutte degnamente nelle liste che proporremo» spiega Righini che, alla testa di un partito definito da Sergi come «social-liberale» gli risponde da par suo:

«Saranno aperti a chi condivide le loro idee, ma questa apertura parte da tutta una serie di porte chiuse, e che hanno chiuso loro. Hanno aperto al Pop, chiudendo la porta al Partito comunista e ad altri movimenti come Forum Alternativ­o. L’Mps – insiste il presidente socialista – generalmen­te agisce come un movimento fine a se stesso, che non sa fare un discorso vero di apertura. Da una parte vanno bene questi movimenti, bisogna però capire fino a che punto riescono ad avere un’incisività, una produttivi­tà politica». Anche i Verdi andranno da soli. «L’ha deciso il nostro comitato cantonale – ricorda da noi interpella­to Ronnie David, uno dei coordinato­ri del movimento –, ci presentere­mo sia per il Consiglio di Stato sia per il Gran Consiglio. Siamo in una fase di profondo rinnovamen­to, soprattutt­o generazion­ale, e intendiamo profilarci con tutto l’impegno possibile». Nulla impedirà, comunque, di continuare a collaborar­e con il Ps e tutta l’area progressis­ta. «Certo, su alcuni dossier abbiamo lavorato insieme condividen­do opinioni e idee. Ma su altri, ad esempio la riforma fiscale o sui temi economici in genere, la divisione è stata netta» chiosa David.

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