‘La Moneta intera è un esperimento pericoloso’
Per il comitato contrario, la proposta stravolgerebbe un sistema che funziona
«L’iniziativa popolare parte dal presupposto – per noi sbagliato – secondo il quale le banche commerciali hanno un privilegio che non hanno altri attori del mercato finanziario; ovvero quello di poter creare moneta scritturale dal nulla attraverso la concessione di crediti», spiega uno dei copresidente del comitato cantonale interpartitico (Plr, Ppd e Lega), Giovanni Merlini. Per il consigliere nazionale ticinese del Plr, «riservando questa facoltà alla sola Banca nazionale e in aggiunta al compito di mettere a disposizione della Confederazione e dei Cantoni denaro – come chiedono gli iniziativisti – ‘non gravato da debito’, cioè senza contropartita, si intaccherebbe l’indipendenza della banca centrale». Nascerebbe, secondo Merlini, un conflitto tra Banca nazionale e potere politico. Roberta Pantani, consigliera nazionale della Lega dei ticinesi, ha fatto notare come una rivoluzione del sistema monetario, qual è l’iniziativa ‘Moneta intera’, «trasformerebbe la Svizzera in una cavia da laboratorio per condurre un esperimento altamente rischioso e senza precedenti». In nessun Paese al mondo è stata sconvolta la propria politica monetaria, ha precisato Pantani ricordando che «le motivazioni degli iniziativisti sono prettamente ideologiche e importate dall’estero. Sostanzialmente sono idee contrarie al sistema finanziario svizzero». «Ancora una volta siamo di fronte a un gruppo internazionale di persone che vuole utilizzare la Svizzera e la sua democrazia come laboratorio», ha concluso. Per Fabio Regazzi, deputato popolaredemocratico a Berna e presidente dell’Associazione industrie ticinesi, uno dei rischi concreti – se l’iniziativa passasse – sarebbe quello di una stretta creditizia. «Confinando gli averi a vista (conti correnti) nelle operazioni fuori bilancio delle banche, ci sarebbe una base minore per concedere crediti alle Pmi, principali richiedenti di prestiti, e quindi meno investimenti e in ultima analisi meno lavoro». GENE